TRENITALIA:
UNA M…
Quale
sarà la parolina misteriosa? Meraviglia? Magnificenza?
Ai
lettori l’ardua sentenza…
Domenica
8 maggio devo prendere il treno presto, per cui sabato controllo gli
orari su Internet, onde evitare sorprese (che ottimista, come se le
F.S. non ne riservassero sempre e comunque!). Insomma che opto per
quello delle 6.23 da Alassio. Benone!
Punto
la sveglia alle 5.30, mi alzo a fatica (mi sono coricata alle 00.30
circa, ma verso le 3.00 mi sono alzata causa insonnia, riuscendo a
riappisolarmi solo l’ora successiva) e mi trascino in stazione,
modello zombie, dopo aver tirato giù dal letto pure il Mio povero
Perfido Marito.
Arrivo
alle 6.15 e controllo il monitor con arrivi e partenze: non c’è
niente. Va beh, mi dico, ordinaria amministrazione: sarà fuori
servizio. Scruto, allora, l’orario affisso sulla parete per
conoscere il binario: ho un discreto carico di fumetti, tra cui otto
cartonati, e non mi sento di spostarmi all’ultimo secondo. Solo
che… boh. Il mio treno risulta non circolare né sabato, né
durante i festivi. Oggi è domenica, dicevo. Ce n’è anche un
altro, stesso orario, stessa destinazione, ma viaggia solo al sabato.
Ergo? Niente treno?
Mi
trascino su una panchina perché comunque ho le braccia prossime al
crollo e verifico su Internet, sito ufficiale di Trenitalia. Mi
rassereno: il treno c’è. Data 08/05/2016, partenza 6.23, come
previsto. E’ il regionale n. 11341. Clicco su Maggiori Dettagli,
scopro l’orario delle varie fermate e che il servizio di seconda
classe non è prenotabile. Okay, manca poco. Ho due romanzi meco,
inizio a leggere.
Immersa
fra le pagine di Moravia e abituata come sono ai ritardi standard tra
i 10 e i 20 minuti non bado subito alla circostanza che non seguono
annunci né locomotive.
Del
resto, i ritardi sotto i venti minuti spesso non vengono nemmeno
segnalati, indi no problem. La mia panchinella è all’aperto, mi
godo l’aria primaverile e il canto degli uccellini (dovrei dire i
versi sgraziati dei gabbiani e il ridicolo tubare dei piccioni, ma
sono di buon umore. Ancora).
Verso
le 6.45, tuttavia, si alza il vento e l’aria primaverile si
raggela. Decido di ripararmi nel gabbiotto chiuso, ma non posso, c’è
un clochard che vi alloggia. Dorme nel suo lettuccio sul pavimento.
Torno
alla mia panchina. Starnutisco.
Starnutisco.
Starnutisco.
Mi
soffio il naso.
Intanto
una signora clochard si apparecchia il tavolaccio di pietra sul primo
binario, presumo per la colazione (che io ho saltato per far prima),
un altro scatarra alacremente vicino al distributore automatico. Ha
la decenza di sputare nel cestino dei rifiuti, ma emette il rumore
dell’inferno dei tisici.
Io
ho freddo, accipigna. Guardo l’ora, le 6.55.
Il
mio treno doveva arrivare 32 minuti fa.
A
questo punto capisco: gli orari riportati sul sito di Trenitalia sono
ingannevoli, falsi e bugiardi. Ho il primo treno alle 7.57. Tra
un’ora. Se ho fortuna.
Il
clochard vicino alle macchinette rutta sonoramente e riprende a
scatarrare. Mi domando se ciò abbia una valenza simbolica.
Sto
congelando.
E
ho sonno, un sonno invalidante.
Che
dire?
Indovinate,
ora, la parolina iniziale?
P.S.
Ecco
alcune amenità che ho trovato girellando in rete mentre aspettavo
Godot:
e
i siti:
E
sono solo i primi…
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