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lunedì 23 maggio 2016

La burocrazia italiana

KAFKA IN OSPEDALE


Quando si ha a che fare, per qualsiasi motivo, con la “burocrazia” italiana, capita spesso di provare le stesse sensazioni che regalano le opere di Franz Kafka: frustrazione, confusione, claustrofobia, rabbia...
Ecco un esempio (non inventato) di ambiente ospedaliero:

Intanto tu ti ci sei recata solo per un innocuo colloquio, ed è un puro caso se sei digiuna, in anticipo di tre ore e munita di accompagnatore.
Ti presenti comunque all'accettazione e qui – sorpresa! – ti informano che devi fare un esame di cui manco conosci il nome.
Quando tu, uscendo dall'uovo di Pasqua, chiedi lumi, l'infermiera insiste che ti hanno detto tutto ieri al telefono. Tu replichi di non aver ricevuto alcuna telefonata e che sei qui per tutt'altro motivo. Questa insiste, sostiene che sei stata chiamata ieri a casa... “Ma io”, rispondi tu costernata, “ieri non ero a casa e non ho dato a nessuno il numero, che per giunta non è sull'elenco! Avete solo il cellulare!”
La replica dell'infermiera è un intelligente e rassicurante: “Ah!”.
Ma tu l'esame devi farlo comunque.
Va beh, okay, almeno eviti di tornare di nuovo (l'ospedale non è proprio dietro casa, impieghi un'ora e mezza circa di macchina per raggiungerlo).
Fai l'esame. La dottoressa che procede è bravissima e scrupolosa, ma ci sono complicazioni e il risultato è che tu ne esci tutta bucherellata, dolorante, con due medicazioni, e il ghiaccio per tenere a bada il dolore.
L'infermiera (non la stessa dell'accettazione, una gentile e premurosa) ti spiega che devi tenere assolutamente il ghiaccio fino a sera.
Tu le fai presente che tra un'ora hai un colloquio qui in ospedale, che poi devi tornare all'accettazione e quindi hai il viaggio di ritorno da scontare... Come fai?
“Eh”, sospira l'infermiera, “in reparto non possiamo darti più del ghiaccio che ti abbiamo già consegnato e che tra un'oretta sarà sciolto... Ma non preoccuparti, vai in farmacia e ti compri il ghiaccio secco”.
Va bene.
Provvedi a fare il colloquio nell'altro padiglione, nel frattempo il tuo prode accompagnatore muove a pietà un'infermiera caritatevole e ti procaccia dell'altro ghiaccio sottobanco. L'infermiera, tuttavia, non manca di redarguire il tuo amico facendo presente quanto ciò sia contro ogni regola e natura, diffidandolo dal domandarne ancora, e sostenendo che lei potrebbe essere scorticata viva qualora emergesse la sua infame colpa. Tu effettui il cambio, sconcertata, pensando che, tutto sommato, forse puoi sopravvivere anche senza ghiaccio, onde evitare di indurre una povera donna allo scorticamento.
Sbagli.
Con il ghiaccio ancora freddo torni all'accettazione. Devi solo consegnare dei documenti, calcoli di impiegare non più di un minuto. Ottimista...
Per fortuna il tuo accompagnatore, più previdente di te, ti abbandona, con l'intento di andare a procacciarsi del ghiaccio alla farmacia dell'ospedale (avete scorto il cartello indicatore mentre tornavate all'accettazione).
Un'ora e mezza dopo sei ancora in attesa di consegnare i documenti, il ghiaccio si è sciolto, e il tuo accompagnatore non è ancora tornato.
E tu sei piegata in due per il male cane. Kaiser!!!
Ma devi avere fiducia: il tuo povero amico non è fuggito, solo che gli è capitato di tutto!
Prima gli hanno fatto fare il giro dell'oca all'interno dell'ospedale (grandino, dentro ci si sposta con il pulman). Dopo molte peripezie ha trovato la farmacia interna, ma qui gli hanno comunicato che senza ricetta medica non puoi comprare il ghiaccio (sic)!!!
Alla fine il giovine è dovuto uscire dal complesso (ripeto, è grandino, tipo piccola città), e avventurarsi all'esterno, in una zona che non conosce per niente, in cerca di una farmacia...
Tuttavia, finalmente, torna, e tu, dicevamo, sei piegata in due dal male, ancora in sala d'attesa, ignorata e sconfitta, e ormai temi di assumere le sembianze di uno scarafaggio, come Gregor Samsa (“La Metamorfosi” docet)...
Sostituito il ghiaccio hai iniziato il processo di resurrezione, ma, esasperata, ti decidi a chiedere all'accettazione quanto dovrai ancora aspettare (con il ghiaccio acquistato hai un'autonomia di tre ore, e c'è il viaggio da considerare, devi di nuovo mandare il tuo amico in missione?). Essendo a novanta (per il male), induci la donna a compassione e questa (alleluja) si decide a farsi consegnare i documenti. E, già che c'è, ti pure fa parlare con un dottore in zona, per le amenità di contorno.
Costui, assai poco simpaticamente, ti apostrofa osservando che l'infermiera, poverina, si è lamentata che sei nervosa... Gli rispondi che avevi male, più che essere nervosa.
Il dottore, scocciato, replica: “E allora? Non poteva farsi dare del ghiaccio in reparto?”
Gli spieghi che in reparto il ghiaccio non lo possono dare, che nella farmacia dell'ospedale nemmeno, senza ricetta – perché, hey, serve pure per il ghiaccio – e che il tuo accompagnatore per compiere l'impresa è dovuto uscire dal complesso, con i tempi che ne conseguono...
La replica del dottore è: “Ah!”.

Al che ti guardi intorno aspettandoti di essere interpellata come Josef K. e tratta in arresto (“Il Processo” docet).

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