KAFKA
IN OSPEDALE
Quando
si ha a che fare, per qualsiasi motivo, con la “burocrazia”
italiana, capita spesso di provare le stesse sensazioni che regalano
le opere di Franz Kafka: frustrazione, confusione, claustrofobia,
rabbia...
Ecco
un esempio (non inventato) di ambiente ospedaliero:
Intanto
tu ti ci sei recata solo per un innocuo colloquio, ed è un puro caso
se sei digiuna, in anticipo di tre ore e munita di accompagnatore.
Ti
presenti comunque all'accettazione e qui – sorpresa! – ti
informano che devi fare un esame di cui manco conosci il nome.
Quando
tu, uscendo dall'uovo di Pasqua, chiedi lumi, l'infermiera insiste
che ti hanno detto tutto ieri al telefono. Tu replichi di non aver
ricevuto alcuna telefonata e che sei qui per tutt'altro motivo.
Questa insiste, sostiene che sei stata chiamata ieri a casa... “Ma
io”, rispondi tu costernata, “ieri non ero a casa e non ho dato a
nessuno il numero, che per giunta non è sull'elenco! Avete solo il
cellulare!”
La
replica dell'infermiera è un intelligente e rassicurante: “Ah!”.
Ma
tu l'esame devi farlo comunque.
Va
beh, okay, almeno eviti di tornare di nuovo (l'ospedale non è
proprio dietro casa, impieghi un'ora e mezza circa di macchina per
raggiungerlo).
Fai
l'esame. La dottoressa che procede è bravissima e scrupolosa, ma ci
sono complicazioni e il risultato è che tu ne esci tutta
bucherellata, dolorante, con due medicazioni, e il ghiaccio per
tenere a bada il dolore.
L'infermiera
(non la stessa dell'accettazione, una gentile e premurosa) ti spiega
che devi tenere assolutamente il ghiaccio fino a sera.
Tu
le fai presente che tra un'ora hai un colloquio qui in ospedale, che
poi devi tornare all'accettazione e quindi hai il viaggio di ritorno
da scontare... Come fai?
“Eh”,
sospira l'infermiera, “in reparto non possiamo darti più del
ghiaccio che ti abbiamo già consegnato e che tra un'oretta sarà
sciolto... Ma non preoccuparti, vai in farmacia e ti compri il
ghiaccio secco”.
Va
bene.
Provvedi
a fare il colloquio nell'altro padiglione, nel frattempo il tuo prode
accompagnatore muove a pietà un'infermiera caritatevole e ti
procaccia dell'altro ghiaccio sottobanco. L'infermiera, tuttavia, non
manca di redarguire il tuo amico facendo presente quanto ciò sia
contro ogni regola e natura, diffidandolo dal domandarne ancora, e
sostenendo che lei potrebbe essere scorticata viva qualora emergesse
la sua infame colpa. Tu effettui il cambio, sconcertata, pensando
che, tutto sommato, forse puoi sopravvivere anche senza ghiaccio,
onde evitare di indurre una povera donna allo scorticamento.
Sbagli.
Con
il ghiaccio ancora freddo torni all'accettazione. Devi solo
consegnare dei documenti, calcoli di impiegare non più di un minuto.
Ottimista...
Per
fortuna il tuo accompagnatore, più previdente di te, ti abbandona,
con l'intento di andare a procacciarsi del ghiaccio alla farmacia
dell'ospedale (avete scorto il cartello indicatore mentre tornavate
all'accettazione).
Un'ora
e mezza dopo sei ancora in attesa di consegnare i documenti, il
ghiaccio si è sciolto, e il tuo accompagnatore non è ancora
tornato.
E
tu sei piegata in due per il male cane. Kaiser!!!
Ma
devi avere fiducia: il tuo povero amico non è fuggito, solo che gli
è capitato di tutto!
Prima
gli hanno fatto fare il giro dell'oca all'interno dell'ospedale
(grandino, dentro ci si sposta con il pulman). Dopo molte peripezie
ha trovato la farmacia interna, ma qui gli hanno comunicato che senza
ricetta medica non puoi comprare il ghiaccio (sic)!!!
Alla
fine il giovine è dovuto uscire dal complesso (ripeto, è grandino,
tipo piccola città), e avventurarsi all'esterno, in una zona che non
conosce per niente, in cerca di una farmacia...
Tuttavia,
finalmente, torna, e tu, dicevamo, sei piegata in due dal male,
ancora in sala d'attesa, ignorata e sconfitta, e ormai temi di
assumere le sembianze di uno scarafaggio, come Gregor Samsa (“La
Metamorfosi” docet)...
Sostituito
il ghiaccio hai iniziato il processo di resurrezione, ma, esasperata,
ti decidi a chiedere all'accettazione quanto dovrai ancora aspettare
(con il ghiaccio acquistato hai un'autonomia di tre ore, e c'è il
viaggio da considerare, devi di nuovo mandare il tuo amico in
missione?). Essendo a novanta (per il male), induci la donna a
compassione e questa (alleluja) si decide a farsi consegnare i
documenti. E, già che c'è, ti pure fa parlare con un dottore in
zona, per le amenità di contorno.
Costui,
assai poco simpaticamente, ti apostrofa osservando che l'infermiera,
poverina, si è lamentata che sei nervosa... Gli rispondi che avevi
male, più che essere nervosa.
Il
dottore, scocciato, replica: “E allora? Non poteva farsi dare del
ghiaccio in reparto?”
Gli
spieghi che in reparto il ghiaccio non lo possono dare, che nella
farmacia dell'ospedale nemmeno, senza ricetta – perché, hey, serve
pure per il ghiaccio – e che il tuo accompagnatore per compiere
l'impresa è dovuto uscire dal complesso, con i tempi che ne
conseguono...
La
replica del dottore è: “Ah!”.
Al
che ti guardi intorno aspettandoti di essere interpellata come Josef
K. e tratta in arresto (“Il Processo” docet).
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