CERNOBYL
– LA ZONA
di Francisco Sanchez e Natacha Bustos
Mi
ricordo della tragedia di Cernobyl, con l’esplosione della centrale
nucleare e le sue atroci conseguenze. Ero in terza elementare e a
scuola ne avevamo parlato tanto, rabbrividendo e soffrendo a
distanza.
Eppure,
di recente, proprio grazie a questo volume, ho realizzato che c’erano
un sacco di aspetti che ignoravo: dall’orrore del quotidiano alla
faccenda degli animali domestici soppressi a tradimento, dai ritorni
clandestini, nonostante la radioattività, ai volontari che non erano
esattamente tali...
In
“Cernobyl – La Zona”, benché si trascurino volutamente gli
aspetti morbosi ed eclatanti, ci viene spiegato tutto, sia pure con
garbato lirismo, senza invettive o dita puntate, attraversando il
prima, il dopo e il durante, ma rinunciando a seguirne la cronologia.
Anziché
spaventarci e suscitare clamore, dunque, la graphic novel ci aiuta a
comprendere i lati umani della vicenda, quelli che spesso restano
sullo sfondo, invisibili, e ciò sfruttando un ottimo montaggio, dai
toni nostalgici, che certamente sfiora la brutalità dell’evento,
ma tra un silenzio, un’allusione ed un non detto, fatto di immagini
scarne, più che di parole, mostrando in presa diretta, più che
raccontando, e dandoci così l’opportunità di “vedere”.
Inutile
dire che l’opera è eccellente, commovente, coinvolgente e
profonda, valida a livello narrativo come documentaristico, capace di
avvicinarci davvero, finalmente, a quello che è successo, tuttavia
in modo non pedissequo, arrivando comunque a offrirne
un’interpretazione personale, valorizzando così la componente del
racconto, che è quello di tutti, ma è unico. Riuscendo, quindi, in
sostanza, a renderlo vero, evitando di riportarlo in modo asettico e
oggettivo, ma regalandogli un volto, anzi più di uno.
Seguiamo
infatti le vicissitudini di una famiglia – nonni, genitori e figli
– attraverso i vari punti di vista e salti temporali. Non indugiamo
su nulla, eppure cogliamo ogni sfumatura, senza rimanere come beoti a
bocca aperta, ma facendola nostra, sentendola bruciare sulla pelle e
sotto di essa. Senza capire, addirittura, all’inizio, senza
capacitarci o voler credere, persino noi che siamo consapevoli,
almeno sino a che non vi siamo costretti, in quanto l’evidenza non
ricorre a giri di parole, e sempre speriamo che si sbaglino circa i
divieti, i tumori e i decessi…
E
ci sono le imposizioni del governo e la radioattività.
Ma
anche delle persone che sono invenzione, forse, personaggi… ma che,
immaginarie o no, finzione o no, sono anche esseri umani autentici,
in quanto archetipo. E in fondo, ci rendiamo conto, potremmo essere
noi.
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