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venerdì 13 maggio 2016

Le atroci conseguenze

CERNOBYL – LA ZONA
di Francisco Sanchez e Natacha Bustos


Mi ricordo della tragedia di Cernobyl, con l’esplosione della centrale nucleare e le sue atroci conseguenze. Ero in terza elementare e a scuola ne avevamo parlato tanto, rabbrividendo e soffrendo a distanza.
Eppure, di recente, proprio grazie a questo volume, ho realizzato che c’erano un sacco di aspetti che ignoravo: dall’orrore del quotidiano alla faccenda degli animali domestici soppressi a tradimento, dai ritorni clandestini, nonostante la radioattività, ai volontari che non erano esattamente tali...
In “Cernobyl – La Zona”, benché si trascurino volutamente gli aspetti morbosi ed eclatanti, ci viene spiegato tutto, sia pure con garbato lirismo, senza invettive o dita puntate, attraversando il prima, il dopo e il durante, ma rinunciando a seguirne la cronologia.
Anziché spaventarci e suscitare clamore, dunque, la graphic novel ci aiuta a comprendere i lati umani della vicenda, quelli che spesso restano sullo sfondo, invisibili, e ciò sfruttando un ottimo montaggio, dai toni nostalgici, che certamente sfiora la brutalità dell’evento, ma tra un silenzio, un’allusione ed un non detto, fatto di immagini scarne, più che di parole, mostrando in presa diretta, più che raccontando, e dandoci così l’opportunità di “vedere”.
Inutile dire che l’opera è eccellente, commovente, coinvolgente e profonda, valida a livello narrativo come documentaristico, capace di avvicinarci davvero, finalmente, a quello che è successo, tuttavia in modo non pedissequo, arrivando comunque a offrirne un’interpretazione personale, valorizzando così la componente del racconto, che è quello di tutti, ma è unico. Riuscendo, quindi, in sostanza, a renderlo vero, evitando di riportarlo in modo asettico e oggettivo, ma regalandogli un volto, anzi più di uno.
Seguiamo infatti le vicissitudini di una famiglia – nonni, genitori e figli – attraverso i vari punti di vista e salti temporali. Non indugiamo su nulla, eppure cogliamo ogni sfumatura, senza rimanere come beoti a bocca aperta, ma facendola nostra, sentendola bruciare sulla pelle e sotto di essa. Senza capire, addirittura, all’inizio, senza capacitarci o voler credere, persino noi che siamo consapevoli, almeno sino a che non vi siamo costretti, in quanto l’evidenza non ricorre a giri di parole, e sempre speriamo che si sbaglino circa i divieti, i tumori e i decessi…
E ci sono le imposizioni del governo e la radioattività.

Ma anche delle persone che sono invenzione, forse, personaggi… ma che, immaginarie o no, finzione o no, sono anche esseri umani autentici, in quanto archetipo. E in fondo, ci rendiamo conto, potremmo essere noi.

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