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giovedì 8 dicembre 2016

L'Urban Fantasy di Murakami

TUTTI I FIGLI DI DIO DANZANO
di Haruki Murakami


La fissa per la danza è ricorrente in Murakami, ma è prevalentemente simbolica. Si riferisce all’amore per la vita, all’incessante divenire, all’impossibilità di fermarsi, e quindi di arrendersi… Qui dà il titolo ad uno dei sei racconti dell’antologia, ma anche alla raccolta stessa, facendo, se vogliamo, un po’ da trait d’union.
Il secondo motivo comune tra i racconti – per il resto slegati e indipendenti, anche se con Murakami non si sa mai ed è possibile immaginare corrispondenze e legami inespressi – è dato dal terremoto di Kobe, verificatosi nel 1995.
Viene toccato in modo lontano, come pensiero sullo sfondo, o consapevolezza, oppure filtrato a livello immaginifico, con una ricostruzione che, pur non sdrammatizzandolo, ne muta le premesse o le ridefinisce, conservando però intatta la sua portata tremenda, che non viene esplicitata, ma sussurrata, insinuandosi nelle pieghe del pensiero.
I protagonisti sono tipi ordinari, afflitti da una perdita, prigionieri delle loro stesse esistenze ed in cerca di un cambiamento, che di solito trovano… Ci sono trame realistiche, impregnate di normalità, ed altre che virano sull’urban fantasy proprio di Murakami, con i suoi labirinti e giochi di specchi. La faccenda del ranocchio gigante e del Gran Lombrico, soprattutto, mi è piaciuta da matti, piena com’è di spunti e di suggestioni.
Per il resto, nel complesso, si tratta di un volume gradevole e coinvolgente, ma non trascinante, il cui pregio maggiore è lo stile dell’autore, che invece è al suo solito livello e non presenta sbavature, e poi l’atmosfera, nostalgica, pacata, ma in un qualche modo improntata alla positività e persino consolatoria.
Sono onesta, di Murakami prediligo i romanzi.

Ma, non so perché, adesso ho comprato “Uomini senza donne”, che è un’altra antologia…

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