L’INCREDIBILE
ODISSEA DI UN CERTIFICATO MEDICO
Lo
chiedo all’ospedale con una settimana d’anticipo, pur sentendomi
eccessivamente paranoica, ma al contempo ricordando la battuta di
“Strange Days” in cui la paranoia viene definita la realtà su
una scala più sottile.
All’ospedale
mi risponde la segreteria, che mi fa lasciare nome e recapito
telefonico con la promessa che verrò richiamata.
Non
vengo richiamata. Richiamo io il giorno dopo.
Non
faccio in tempo a dire “buongiorno” che la persona dall’altra
parte della cornetta sibila: “Le ho telefonato io questa mattina!”
“No”,
replico. “Tra l’altro quello che ho lasciato è il numero di un
cellulare, per cui, nel caso, avrei trovato la chiamata persa!”
“Io
l’ho chiamata questa mattina!”
“Mi
spiace, a me non risulta. E comunque è irrilevante visto che ci
stiamo parlando adesso…”
“Io
l’ho chiamata!”
“Se
anche fosse non ci siamo parlate. Non possiamo passare oltre?”
“No,
io l’ho chiamata! Il suo numero è 3xxxxx36xx”
“Ah!
Ecco il qui pro quo: è 86, non 36!”
“No,
il suo numero è 36.”
“Signora,
io lo so qual è il mio numero…”
“Il
suo numero è 36.”
“No,
signora. Non lo è. E’ 86. Ma visto che ci stiamo parlando non
capisco che importanza abbia…”
“Qui
c’è scritto 86!”
“Ma
non l’ho scritto io: chi l’ha scritto ha sbagliato.”
“...”
“Senta,
non ha nessuna importanza. Tanto ci stiamo parlando. L’unica che
può essere arrabbiata sono io, e io non la sono. Non si preoccupi…
Andiamo oltre, va bene? L’ho chiamata perché il 6 vengo operata e
avrei bisogno di un certificato che lo attesti…”
“Eh,
ma non si può! Sarebbe un falso!”
“Ma
io vengo davvero operata il 6… Che falso?”
“Se
si fa prima è un falso.”
“Signora,
non è un falso se si dice che verrò operata e verrò operata.
Sarebbe un falso se attestasse qualcosa di non vero…”
“Io
lo so come si fa. L’ho già fatto anche per me. L’INPS vuole che
si faccia il giorno stesso!”
“Signora,
a me non importa nulla dell’INPS. Non sono un dipendente pubblico,
né sono soggetta ad INPS. Sono una libera professionista e il
certificato mi serve da depositare in Tribunale per chiedere il
rinvio di un’udienza. Ma devo depositarlo prima, tempestivamente.
Anche perché così il Giudice non si studia il fascicolo
inutilmente. Se me lo fa trovare il 5, che comunque devo venire in
ospedale accompagnata da un collega, il 6 posso farlo depositare
senza disturbare nessuno perché il mio collega deve già di suo
andare in Tribunale...”
“Ah,
ho capito. Allora va bene.”
“Grazie.
Quindi per lunedì 5 mi fa trovare il certificato?”
“Eh,
no. Non posso. Per quello deve chiamare il chirurgo che la opera. Ma
ha fatto la notte, adesso ha appena finito il turno. Provi più
tardi.”
Provo
più tardi.
Avendo
il cellulare del chirurgo lo chiamo direttamente e lo stesso, che
pure ora non è in istituto, mi assicura che per lunedì 5 il
certificato sarà pronto in accettazione.
Ottimo.
Ma
lunedì 5 il certificato non c’è.
“Non
importa”, dico in segreteria. “Sono le 7.30: devo fare gli esami
preoperatori e prima delle 11.00 non torno. Basta che sia pronto per
quell’ora. Il chirurgo c’è?”
“Sì,
sì. Non si preoccupi, quando torna troverà il certificato.”
Torno
per le 12.30 circa. Il certificato non c’è. Si sono dimenticati e
il chirurgo è in sala operatoria, indi non è disponibile. “Non si
preoccupi”, mi dicono, “il certificato glielo facciamo trovare
domani.”
Visti
i precedenti, però, mi preoccupo eccome. Chiedo se non ci sono altre
soluzioni.
Si
intromette un chirurgo diverso dal mio, giovine e antipatico, che mi
apostrofa con un: “E’ colpa sua: doveva chiamare prima!”
Sono
tentata di sputargli in faccia, ma mi trattengo. “Ho chiamato
prima. Una settimana fa.”
“Ma
non ha chiamato me!”
“Io
ho chiamato il mio chirurgo e in segreteria. Non pensavo di dover
telefonare a tutti i medici dell’ospedale! Lo terrò a mente per la
prossima volta o mi procaccerò direttamente una sfera di cristallo.”
Il
mio fido accompagnatore, che nota il mio ghigno malefico e il
sarcasmo affiorare nella mia voce ormai arsurata, mi fa cenno di
moderare i toni. Poi per sicurezza mi assesta una gomitata.
“Ah…
Va beh… Glielo faccio io il certificato” acconsente il medico.
“Splendido.
Grazie.”
“Tra
mezz’ora, però. Adesso devo andare in sala operatoria. Ma è una
cosa veloce.”
Sarebbe
stato più veloce se mi avesse scritto subito tre righe, invece di
questionare. Ma pazienza. Aspetto.
Mezz’ora.
Un’ora.
Un’ora
e venti.
Alle
14.30 circa il chirurgo torna e mi riceve nella sua stanza.
Scrive
– un ditino alla volta, come se mai prima d’ora si fosse
imbattuto in un pc – un bel certificato ultra tecnico e ultra
dettagliato. Me lo rilegge, mi chiede se va bene.
Correggo
una virgola, poi, dopo che il mio prezioso accompagnatore mi molla un
calcio leggero, lascio perdere il resto della punteggiatura e trillo
entusiasta: “E’ perfetto, grazie!”
Ormai
sono le 15.00 passate.
Io
e il mio diletto accompagnatore, che è anche il collega che dovrà
depositare il certificato in Tribunale, usciamo dal padiglione.
Paghiamo il bigliettino del parcheggio – quasi sette Euro – e ci
infiliamo in auto. Grazie a Dio, finalmente abbiamo il tanto sudato
certificato!
Quasi
non ci credo.
E
faccio bene.
La
data scritta sopra è novembre, non dicembre.
Così
non serve a nulla.
Gesù,
da non crederci.
Novembre.
Il
mio prode accompagnatore prende il foglio e torna di corsa dal
medico, conscio che se quello ha finito il turno o è andato a
mangiare siamo fott… ehm, quello.
Fortunatamente
non è così.
Certo,
appena vede spuntare il mio amico, il giovin chirurgo alza gli occhi
al cielo e impreca. Ma modifica la data.
Scrive
“dicembrreee”. Ma va bene così.
Sta cosa fa troppo ridere ... e sarebbe da non credere se non fosse che un uccellino mi dice che è successo davvero così ... meglio non pensarci ... e poi alla fine il certificato lo hai avuto, no? quindi allegria!!!!!!! ... come diceva il buon Mike!
RispondiEliminaProprio da stare allegri c'è! ;)
EliminaHahahahahahahahahahahahahahahahahahah
RispondiEliminaHahahahahahahahahahahahahahahahahahah
Hahahahahahahahahahahahahahahahahahah
Mi hai fatto morire! XD
Grazie!
Come mai non cogliete il brutale dramma sotteso???
Elimina