CHILDREN
di David Bacter
Dunque.
Questo
fumetto ha vinto il Project Contest, ossia il concorso che Lucca
Comics riserva agli esordienti italiani.
Dopo
che l’ho sfogliato, su consiglio del mio prode negoziante di
fiducia, l’ho lasciato lì.
Sti
disegni mi disgustavano.
Non
amo l’underground, lo splatter era troppo accentuato (“spremuto”,
se date un’occhiata di persona capite), e c’era qualcosa di
ributtante nei corpi e nei tratti somatici dei protagonisti e in
tutti quei dettagli e rughe.
Poi,
per gli stessi motivi, sono tornata.
L’impatto
iniziale era stato forte, e mi è rimasto nelle pupille.
Finché
il ribrezzo non è diventato curiosità, quindi interesse.
La
verità è che certi stili hanno bisogno di tempo per essere
metabolizzati, specie se osano, se non sono convenzionali.
E
così ho comprato il fumetto e letto la storia.
Che
è come lo stile.
Crudele,
spietata, con tocchi grotteschi, assurdi e scatologici, sbudellamenti
in abbondanza, disillusioni, deliri mentali… Ma frammisti a ironia
e ad umanità.
La
storia mi è piaciuta, ma sul serio.
Non
è che la consigli prima di andare a dormire.
Però
la consiglio. E’ originale, densa di fascino, ed a suo modo di
lirismo, di amore, di sentimento.
E
sconcerta.
Ed
è piena di meraviglie. E schifezze. Che a volte sono la stessa cosa.
Mai gratuite, però.
P.S.
Chi
è il mio personaggio preferito?
Ma
Mosca, è ovvio.
P.P.S.
Non
sarebbe il caso, vista la peculiarità dell’opera, di fornire un
accenno di trama? No. Gné gné.
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