VERGOGNA
di J. M. Coetzee
Romanzo
notevole per trama e prosa: mi piace questa scrittura scabra, che
parte da punti di vista obliqui e va dritta al cuore del problema,
anche quando ci gira intorno, e che, pur con semplicità, dà la
dimensione di tutto: ragionamenti, pensieri, stati d’animo…
Insinuando prima di mostrare.
Peculiari
e specifiche le tematiche affrontate: il sesso, la vecchiaia,
l’amore, la debolezza psicologica, la colpa, l’integrità (o
rigidezza?) morale, lo stupro e l’ecologia… Per quanto
apparentemente discordanti si amalgamano invece bene tra loro,
tracciando un percorso, divenendo l’uno lo specchio dell’altro e
rivelando, con ogni sfumatura, qualcosa di nuovo.
La
vergogna è l’unico elemento che ci riconosco poco (il titolo
originale, peraltro, è “Disgrace”).
Due
sono i grossi eventi attorno ai quali ruota il romanzo: il primo è
lo scandalo provocato dal protagonista, l’anziano Prof. David
Lurie, che, pur senza avvedersene e senza intenzione, si approfitta
di una studentessa (che del resto è maggiorenne e vaccinata), fino a
che viene cacciato dall’Università; il secondo, che fa da
contraltare al primo, è l’aggressione con violenza sessuale al
seguito, che subisce la figlia di Lurie, in casa sua, mentre al padre
viene dato fuoco.
E
non ci interessano tanto gli accadimenti in sé, quanto i loro
strascichi, il modo in cui vengono affrontati e accettati e le
motivazioni alla base di ciò.
Che
vengono elaborate e analizzate e possono portare a conclusioni
diverse, che non sempre è facile condividere, ma che, al contempo,
si riescono ad intuire.
Ma
che solo di striscio, incidentalmente, hanno a che fare con la
vergogna, rivelandosi assai più stratificate e profonde.
Una
trama sconcertante, metaforica, di una complessità sottile, per una
storia che può essere ambientata solo in Sudafrica, di cui, in
particolare attraverso Lucy Lurie, la figlia del protagonista, viene
messa a nudo l’anima, compresi i suoi moti più oscuri e segreti.
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