LA
CADUTA DELLE CONSONANTI INTERVOCALICHE
di Cristovão Tezza
Il
titolo è stupendo – riferito al fenomeno linguistico che ha
portato alla separazione del portoghese dallo spagnolo – la
copertina e l’idea alla base anche.
Trattasi,
tra un delirio e l’altro, della pseudautobiografia che il
protagonista, Heliseu, anziano professore di filologia romanza, ci
spaccia più o meno inavvertitamente mentre fa le prove del discorso
per il ritiro del suo premio alla carriera in Università.
La
verità è che se il prof. non fosse così insopportabile, pomposo e
arrogante, così lontano dalla rettitudine morale e dal suo
inesorabile essere perbene, ci ricorderebbe Stoner, nel senso che,
tra una vanteria e l’altra, il racconto di Heliseu, come quello di
Stoner, è un inno all’uomo qualunque, magari più solo di altri.
La
storia, in sostanza, di un tizio insignificante che ha studiato e si
è formato una famiglia, ma che non è stato amato particolarmente da
nessuno, né dalla moglie, dal figlio, dagli amici o dall’amante,
ed è afflitto da rimpianti e nostalgie.
Al
di là delle differenze umane e biografiche, peraltro, e delle sapute
digressioni filologiche (che in realtà sono l’unico
rifugio/riscatto di Heliseu), rispetto a Stoner sono diversi i toni:
qui improntati all’ironia e all’autoironia, con un protagonista
che, alla lunga, anziché suscitarci compassione, solidarietà ed
empatia, ci fa sostanzialmente sghignazzare. Alle sue spalle.
Naturalmente
l’autentico valore del romanzo si scopre grattando sotto: sotto le
parole, ma ancor più sotto gli atteggiamenti di Heliseu, e a poco a
poco scopriamo che, al posto di una commedia, stiamo vivendo un
dramma, fatto di piccinerie e piccoli rancori, di speranze frustrate
e delusioni, ma anche di misteri, due che restano aperti, se
volgiamo, ma sono ingenti e destano sospetto.
Un
romanzo un po’ diverso dal solito, breve, fluente, volutamente –
ma simpaticamente – arzigogolato, a botte di flashback e di
parentesi aperte, che si affronta volentieri, intrattiene, offrendo
però diversi spunti e piani di lettura.
A
differenza di Stoner, tuttavia, non abbaglia. E’ carino,
intelligente, sicuramente migliore della media dei romanzi in
circolazione, specie in quanto ad originalità, con diverse trovate
azzeccate e qualche passaggio profondo e interessante, ma non un
capolavoro assoluto.
Però,
da leggere.
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