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mercoledì 13 maggio 2015

Fioccano le disarmonie


AMERICAN HORROR STORY – FREAK SHOW
 
 
Delusione.

La prima stagione, quella sulla casa infestata, è stata decorosa, ma noiosilla e non eccezionale.

La seconda, sul manicomio, strepitosa, strabordante e percorsa dal terrore.

La terza, incentrata sulla scuola di magia, o meglio, sulla congrega di streghe, una vaccatina, a metà tra Harry Potter e gli Avengers, con qualche tocco splatter e molti tempi morti.

La quarta... è morbosa, più che altro. Con venature di tristezza e di dolore, ma senza la poesia di “Freaks” di Tod Browning. Migliore della precedente, sì, a tratti quasi profonda (quasi), ma mi aspettavo tornassimo ai fasti della seconda, anche perché il lancio pubblicitario è stato notevole.

Come sempre mi è piaciuta la sigla, ho apprezzato il ritorno di Pepper (di cui apprendiamo la dolorosa e ingiusta storia) e i cenni di continuity, e non nego ci sia qualche momento riuscito. Quando Elsa Mars (la nostra Jessicona Lange, che comunque interpreta sostanzialmente sempre lo stesso personaggio) canta Lana Del Rey fa venire i brividi.

E, sì, mi è piaciuto anche il surplus di canzoni.

La trama, di per sé, concettualmente non è nemmeno male. Mette in discussione la definizione di “freak”, benché lo sfrutti, gli riconosce – doverosamente – dignità umana e ne canta la meraviglia, descrive crudeltà e distorsioni, ma indulge anche su errori e corruzioni dell'anima, ponendo, sostanzialmente, la domanda che è naturale porsi (come ne “La bella e la Bestia”, nei vari Dylan Dog, in “Boxtrolls” e chi più ne ha, più ne citi), ossia: alla fine, chi è il vero mostro? Il ricco, privilegiato e fisicamente gradevole Dandy, inguaribilmente psicopatico, o le attrazioni del Circo di Elsa Mars, con la loro dolente e tragica umanità?

Non vengono trascurati neanche altri esempi di diversità, come se dovesse venirci offerta una carrellata completa: l'omosessualità (siamo nel 1952) vissuta come deformità dell'anima (ma ne abbiamo anche concezioni moderne), e le devianze mentali, appunto (talvolta giusificabili, come nel caso del pagliaccio dei primi quattro episodi). Di positivo c'è anche il fatto che nessun personaggio è privo di ombre, ma nemmeno di luci. Tutto è doppio e pronto ad essere ribaltato. Nessuno è santo, nessuno è completamente malvagio (apparte Dandy, che per ora è in assoluto il più noioso e superficiale, ma chissà, non ho ancora visto gli ultimi episodi).

E allora, che c'è che non va?

Nessun personaggio mi piace davvero e odio dichiaratamente le due gemelle, Dot e Beth (ma la verità è che odio l'insulsa e lamentosa Sarah Paulson), ma soprattutto ci sono troppi inciampi, momenti di stasi, lentezza e attese ingiustificate, come a voler per forza diluire la broda.

La Serie non fa paura, non intrattiene.

E ci si perde.

Apprezzo il moltiplicarsi delle tracce narrative, ma a volte si ha l'impressione che gli sceneggiatori si dimentichino dei pezzi. Fioccano le disarmonie, le costruzioni raffazzonate. A dispetto del cast stellare (Paulson esclusa), non c'è nessun personaggio/situazione che spacchi davvero.

Nemmeno la vendetta sembra davvero giusta e adeguata.

Speriamo negli episodi finali... ma dubito possano compiere il miracolo.

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