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giovedì 7 maggio 2015

La giusta predisposizione mentale


NYMPHOMANIAC Vol. 1 e Vol. 2
di Lars Von Trier

Al MPM non è piaciuto molto, l'ha trovato noioso e perverso (e sì che su Sky han dato la versione censurata) e non ha potuto fare a meno di preocuparsi della virtù delle attrici (protetta da protesi varie e da controfigure)... Io, invece, pur riconoscendo che qualche taglio non gli avrebbe nuociuto, l'ho apprezzato, senza contare che della virtù delle attrici nulla mi importa.
Non è un film, quanto un percorso fatto di dolore e consapevolezze acquisite a poco a poco, al prezzo della propria pelle, a furia di bruciature e sacrifici (bellissimo il discorso che fa Joe all'ultima seduta delle sessodipendenti), di silenzi, e di vuoti, che l'autore non si limita a raccontarci, ma di cui invece vuole renderci partecipi. Riuscendoci. Riducendo l'intrattenimento a favore del pensiero.
Non per niente Nymphomaniac è considerato l'ultimo capitolo di Von Trier della sua trilogia sulla depressione.
In certi punti, poi, sia per le inquadrature (a volte le immagini sono così peculiari, estrapolate dal contesto e “sottolineate” in vari modi), sia grazie ai commenti pregni di bellezza dei protagonisti, non si può proprio prescindere dall'autorialità della pellicola.
A mon amour tutti questi paragoni, con la pesca, con le tigri, la musica polifonica, etc. sono apparsi posticci e gratuiti... Non nego che effettivamente siano sostituibili pressoché con qualunque cosa, ma ugualmente io li ho trovati affascinanti. Forse non tanto per ciò che evocano in sé, quanto piuttosto perché comunicano con contezza la pluridimensionalità di ogni azione, contesto, significato...
Tutto ciò che ci viene narrato viene scomposto e ricostruito, analizzato e passato al setaccio. Ma la sensazione, alla fine, è che comunque ci sia sfuggito qualcosa, che magari non è univoco, ma una variabile che dipende dallo stato d'animo.
E forse è questo uno dei punti fondamentali: lo stato d'animo. Per guardare questo film, ripartito in due volumi, è necessario avere la giusta predisposizione mentale, essere dell'umore, insomma, disponibili all'attesa e all'ascolto. Ma sono stata io a scegliere quando vederlo, in base al mio stato emotivo (squisitamente prostrato e depresso), laddove, invece, MPM era più incline ad altro...
Per cui, se io ho accettato volentieri i tempi dilatati della narrazione, pur percossi da momenti di forte impatto, spesso volutamente disturbanti (il padre di Joe in ospedale...), mon amour – il cui senso morale è più rigido del mio – si è sentito preso un po' in giro, e non tanto per le vicende sessuali, quanto per il contorno.
In quanto alle volgarità... E' vero, ce ne sono. Ma sono scusabili: servono come contrasto per il resto, sono parte del percorso di crescita, e spesso si elevano al di sopra di se stesse. Sono morali, addirittura. E così le scelte più drastiche di Joe, come quella di liberarsi della propria famiglia, di lavorare nel “recupero crediti”, o di uccidere. Perché ciò che ci viene mostrato viene percepito come un esempio in negativo, spiegato e, alla fine, superato.
Anche riguardo all'epilogo abbiamo dato giudizi diversi.
MPM l'aveva previsto fin dall'inizio e l'ha trovato scontato. Io, invece, lo ritengo l'unica conclusione possibile, il passo finale e necessario di un percorso proteso verso la libertà e la conquista di sè, e per questo mi è parso geniale. Ed è irrilevante che me lo aspettassi. Mi ha sconvolta lo stesso. E l'ho adorato.
Non sono una di quelle che pensa che Nymphomaniac sia un capolavoro (non è all'altezza di Melancholia), ma arrivo tranquillamente ad affermare che sia un film coraggioso, magnificamente complesso e sicuramente da vedere.
Foss'anche solo per il privilegio di poterne discutere.
Perché pressoché ogni sua scena può condurre a molteplici disquisizioni, interpretazioni, reazioni.
E direi che questo è più che abbastanza.
Unico neo, i paralleli religiosi e satanici.
Forse non li ho capiti, ma mi sono parsi un po' gratuiti e volti esclusivamente alla provocazione. A differenza del resto, privi di effettivo contenuto.

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