LO
SCULTORE
di Scott McCloud
Senza
dubbio è una graphic novel da leggere.
Intanto,
perché l'ha scritta il massimo teorico che abbiamo sul fumetto, che,
per la prima volta, si cimenta non con un saggio, ma con un'opera
creativa; in secondo luogo per una serie di pregi intrinseci, davvero
peculiari...
Ma
non sono tutte rose e fiori, e quindi, comincio attuando un distinguo
tra due aspetti: quello formale e quello contenutistico.
Sotto
il primo profilo, non posso che ammutolire dinnanzi a cotanta
perfezione! Il montaggio è serrato, lo scorrimento di una fluidità
senza precedenti, i dialoghi realistici... Certo, il disegno non mi
fa impazzire, di per sé, ma è una questione di gusti, e comunque è
funzionale alla trama, mentre le “inquadrature”, gli scorci, le
sequenze “mute” o addirittura prive di immagini sono
ineccepibili. Apprezzo tantissimo anche la scelta del bicromismo in
blu, che certamente è elegante, e, in qualche modo, mi dà
l'impressione di rilassarmi gli occhi...
Il
punto dolente è la storia.
Non
brutta e non senza motivi di interesse. I temi toccati (l'arte, ciò
che si è disposti a fare per realizzarsi, l'amore, la morte...) di
per sé sono validi, ma, nonostante qualche momento riuscito, nel
complesso, e a dispetto dei fiumi di parole e di vignette spesi, mi
sembrano trattati in modo superficiale, come se non si arrivasse mai
al punto.
La
vicenda non decolla, si perde in se stessa, addiziona e diviene
autoreferenziale.
Manca
il mordente. E anche il punto di partenza (il patto con la morte) è
terribilmente inflazionato. Ma avrebbe potuto ugualmente essere un
capolavoro.
Forse
il problema è il protagonista. Piatto. E anche un po' meschinello...
Potrebbero
essere interessanti alcuni comprimari e non si nega che si sia
tentato di tutto per conferire loro realismo e spessore, eppure
restano lì, sulla carta. E quando hai finito non ti rimane granché,
soprattutto una sensazione di inconsistenza.
Se
devo essere onesta, non sono nemmeno certa di avere chiara la morale
finale (un inno alla quotidianità? Alle piccole cose? All'arte di
accontentarsi? Perché, diamine?)... E questo, in effetti, sarebbe un
buon motivo per rileggere tutto.
Perché,
la cosa più straordinaria, è che nonostante i difetti e
l'annichilente prevedibilità di ogni sviluppo, McCloud non riesce ad
essere noioso. Mai.
Ti
fa venir voglia di scavare, invece...
E
se non ti è piaciuto, ti resta il dubbio di essere tu a non esserti
impegnata abbastanza.
O
di essere semplicemente troppo lontana dalla sua visione delle cose
per poter capire fino in fondo.
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