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giovedì 21 maggio 2015

Non riesce ad essere noioso

LO SCULTORE
di Scott McCloud


Senza dubbio è una graphic novel da leggere.
Intanto, perché l'ha scritta il massimo teorico che abbiamo sul fumetto, che, per la prima volta, si cimenta non con un saggio, ma con un'opera creativa; in secondo luogo per una serie di pregi intrinseci, davvero peculiari...
Ma non sono tutte rose e fiori, e quindi, comincio attuando un distinguo tra due aspetti: quello formale e quello contenutistico.
Sotto il primo profilo, non posso che ammutolire dinnanzi a cotanta perfezione! Il montaggio è serrato, lo scorrimento di una fluidità senza precedenti, i dialoghi realistici... Certo, il disegno non mi fa impazzire, di per sé, ma è una questione di gusti, e comunque è funzionale alla trama, mentre le “inquadrature”, gli scorci, le sequenze “mute” o addirittura prive di immagini sono ineccepibili. Apprezzo tantissimo anche la scelta del bicromismo in blu, che certamente è elegante, e, in qualche modo, mi dà l'impressione di rilassarmi gli occhi...
Il punto dolente è la storia.
Non brutta e non senza motivi di interesse. I temi toccati (l'arte, ciò che si è disposti a fare per realizzarsi, l'amore, la morte...) di per sé sono validi, ma, nonostante qualche momento riuscito, nel complesso, e a dispetto dei fiumi di parole e di vignette spesi, mi sembrano trattati in modo superficiale, come se non si arrivasse mai al punto.
La vicenda non decolla, si perde in se stessa, addiziona e diviene autoreferenziale.
Manca il mordente. E anche il punto di partenza (il patto con la morte) è terribilmente inflazionato. Ma avrebbe potuto ugualmente essere un capolavoro.
Forse il problema è il protagonista. Piatto. E anche un po' meschinello...
Potrebbero essere interessanti alcuni comprimari e non si nega che si sia tentato di tutto per conferire loro realismo e spessore, eppure restano lì, sulla carta. E quando hai finito non ti rimane granché, soprattutto una sensazione di inconsistenza.
Se devo essere onesta, non sono nemmeno certa di avere chiara la morale finale (un inno alla quotidianità? Alle piccole cose? All'arte di accontentarsi? Perché, diamine?)... E questo, in effetti, sarebbe un buon motivo per rileggere tutto.
Perché, la cosa più straordinaria, è che nonostante i difetti e l'annichilente prevedibilità di ogni sviluppo, McCloud non riesce ad essere noioso. Mai.
Ti fa venir voglia di scavare, invece...
E se non ti è piaciuto, ti resta il dubbio di essere tu a non esserti impegnata abbastanza.

O di essere semplicemente troppo lontana dalla sua visione delle cose per poter capire fino in fondo.

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