FURY
di David Ayer
di David Ayer
(2014)
Che
riassumerei con il brutto e il bello della guerra... e dei soldati.
Si
tratta, infatti, di un film duale, che per certi versi sa di
americanata, ma per altri è dotato di spessore e di una sottile
aspirazione alla verità.
Dapprima
ci rappresenta la violenza del fronte (quello del 1945, dal punto di
vista degli USA), la sua crudeltà, che però viene interpretata un
necessario corollario della sopravvivenza: fare ciò che è
necessario per non morire e per non mettere in pericolo la vita dei
tuoi compagni. C'è la faccia del tuo predecessore che devi raschiare
dalla tua nuova postazione sul carro armato, l'insegnamento che ti
viene impartito a spese di un soldato nemico, e morte e paura e
spietatezza ovunque.
Bambini
impiccati, persino.
E
poi ci sono i tuoi compagni carristi e il tuo Sergente, convinti (o
intenti ad autoconvincersi) che il loro è il mestiere più bello del
mondo, assai caratterizzati, che in parte di accolgono con calore, in
parte ti dileggiano... Ma poi capisci e diventi uno di loro. Anche
se... Ti ci affezioni, ma puoi davvero definirli tutti brave persone?
Il sergente forse sì, ma gli altri? Te lo domandi quando irrompono
nella casa di queste due donne perbene, colpevoli solo d'essere
tedesche, e si comportano da selvaggi irriconoscibili... Le due
donne, Irma ed Emma, con cui ti apprestavi a desinare insieme al
sergente e con la quale (nel caso di Emma) avevi appena celebrato la
gioia di essere giovani e di essere vivi...
Ma
in fondo è raro che la realtà abbia solo una faccia.
E
poi... e poi arrivano le bombe, le ammissioni, il sacrificio,
l'eroismo... E come spettatrice me lo sono pure goduta, mi ha
riscattata, ristorata della paura e delle morti, dei corpi che si
accatastavano, ma – ammettiamolo – ha pure abbassato un po' il
livello del film...
Che
nel complesso, comunque, non è stato male: mi ha offerto più
prospettive, occasioni di riflessione, accostando spicchi di verità
contrastanti ma non incompatibili, ma anche adrenalina e pathos.
Non
illuminante, ma da vedere.
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