OLTRE
IL CONFINE
di Cormac McCarthy
Secondo
romanzo de “La Trilogia della Frontiera”, che, d'accordo, non è
bello quanto il primo, “Cavalli selvaggi”, ma che è lo stesso
eccezionale!
E'
un romanzo di formazione, ma è anche un Western abbastanza crudo
(più feroce del primo tomo), e un libro dal lirismo unico, lavato di
pianto, che ti spezza...
L'inizio,
con la questione della lupa incinta che il sedicenne protagonista,
Billy Parham, vuole salvare, è folgorante, nonostante qualche
momento di stasi, traboccante di dolcezza, poesia e tragica
impotenza. E pensi che la direzione sia questa, ma ti sbagli, perché
ad un certo punto torni indietro. E ciò che ti aspetta, proprio
adesso che, in qualche modo, pensavi di poterti riposare e leccare le
ferite, è ancora più drammatico e orribile, più concreto e più
vero... l'unico vantaggio è che adesso che sei stato oltre il
confine (quello del Messico della prima metà del 900, ma pure quello
immaginario dell'infanzia) sei un uomo, a prescindere dalla tua età
anagrafica.
Sebbene
questo non ti aiuterà a trovare soluzioni, ma solo ad accettare
l'inevitabile...
Perché
il mondo è male, fatto di ingiustizia, di cattiveria, e spesso
l'unica legge è quella del più forte.
Cormac McCarthy ritratto dal nostro vignettista
Una
prosa incantevole, asciutta e dispersiva ad un tempo, fatta di verità
e pervicacia, ma priva di scampo.
Agghiacciante
la storia del cieco cui vengono risucchiati gli occhi, ruvido e
magnifico il rapporto tra i due fratellini, Billy e Boyd, e... la sua
conclusione, con il racconto delle ossa.
Cormac
McCarthy, già.
Non
può che essere così.
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