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venerdì 11 dicembre 2015

Uno dei personaggi femminili più belli

LA FAMIGLIA KARNOWSKI
di I. J. Singer


Spettacolare!!! Questo è un romanzo che mi ha dato tantissimo, a livello di scrittura, ma soprattutto sul piano umano! I personaggi, in particolare, sono meravigliosi! Non solo i protagonisti (e qui alludo a quelle incredibili teste di beep di David e soprattutto di Georg Karnowski – sul miserabile e patetico Jegor stendiamo un velo pietoso), ma anche i comprimari: l'incontenibile Solomon Burak, l'arguto dottor Landau, il dolce rabbi Walder, e lei, la mia preferita, Elsa Landau, uno dei personaggi femminili più belli, fieri e indipendenti che abbia mai incontrato! (Sì, beh... non concepisco il suo pentimento in età matura... Ma, che si pretende, a scrivere è un uomo...).
Misericordia, ho apprezzato persino le parentesi romantiche, e ciò benché il mio Georg – ma consideriamo che siamo all'inizio del 1900 – è tanto primitivo da concepire l'amore come una specie di malata sottomissione al masculo (sigh!)... Con tutto che, immondo c.gl.n., come hai potuto rinunciare a lei, alla mia prediletta? Attenzione, qui spoilero. E' che proprio non riesco a trattenermi... Georg ha rinunciato ad Elsa solo perché lei lo faceva sentire (giustamente) inferiore e si è sposato con un'insipida biondina lentigginosa, stupida e ignorante, il cui unico merito è di essere buona e tranquilla, per inseguire il sogno borghese di crearsi una famiglia... Risultato? Mette al mondo un figlio-mostro (in stile Norman Bates) che lo detesta e patisce l'insulsaggine della moglie, che tradisce... Complimenti!
Complimenti sarcastici e tanti “sciagura a te”!!!

I. J. Singer ritratto dal nostro disegnatore

A parte i miei sfoghi emotivi, si tratta davvero di un libro speciale... racconta della famiglia Karnowski, appunto, emigrati ebrei, orgogliosi, intelligenti e volitivi, che si stabiliscono nella Berlino ante Hitler... Tutto è descritto in modo preciso e orgasmatico, a tratti umoristico e sornione, in primis gli stati d'animo dei protagonisti (solo in Manzoni e Dostoevskij ho potuto constatare una prosa tanto penetrante, dettagliata e puntuale e una così fine sensibilità), illustrandoci altresì il sentire dell'epoca dai vari punti di vista, le diverse reazioni, regalandoci così un panorama umano-sociale molto sfaccettato...
Gli anni passano: David, intellettuale e snob, ha un figlio, Georg, che vediamo crescere e maturare, facendosi strada attraverso le sue scelte, e un po', forse, attraverso il destino... Fino a che anche lui ha un figlio, lo sfortunato Jegor, e, soprattutto, compaiono i terribili uomini con gli stivali...
Che altro non sono che i Nazisti, con ciò che ne consegue.
Non si arriva all'orrore dei lager, per fortuna. I nostri eroi, e con essi quasi tutti gli altri coprotagonisti, fuggono in tempo in America... Però quello che vediamo prima ci basta e avanza e spesso, paradossalmente, ha una presa più drammatica e più diretta su di noi, probabilmente perché, insinuandosi progressivamente nella quotidianità, ci appare più tangibile, più reale, più spaventoso... Specie sapendo che è solo il principio. E, sotto certi aspetti, se Jeorg è così orribile, non è tutta colpa sua...
Ci sono molti episodi commoventi, altri che suscitano indignazione o pietà. Ci vengono spiegati, poi, i vari motivi politici e sociali che hanno condotto all'avvento di Hitler, e ciò con semplicità, ma anche con profonda acutezza. Sin dall'inizio.
Ed è interessante che la storia non finisca qui, ma continui poi negli Usa, con i problemi di adattamento, le riconciliazioni, e la possibilità di capire altre cose...
La fine mi ha lasciata un po' perplessa, ma va bene.
Va bene così.
Perché questo romanzo non è stato solo una lettura, ma una straordinaria esperienza di vita.

P.S.

La curiosità più pazzesca è che I.J. Singer è sempre stato, letterariamente parlando, all'ombra del fratello I. B. Singer, vincitore del Nobel... A questo punto si rende dunque necessario ed inevitabile leggere qualcosa di lui, autore, tra l'altro de “la famiglia Moskat”...

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