LA
FAMIGLIA KARNOWSKI
di I. J. Singer
Spettacolare!!!
Questo è un romanzo che mi ha dato tantissimo, a livello di
scrittura, ma soprattutto sul piano umano! I personaggi, in
particolare, sono meravigliosi! Non solo i protagonisti (e qui alludo
a quelle incredibili teste di beep di David e soprattutto di Georg
Karnowski – sul miserabile e patetico Jegor stendiamo un velo
pietoso), ma anche i comprimari: l'incontenibile Solomon Burak,
l'arguto dottor Landau, il dolce rabbi Walder, e lei, la mia
preferita, Elsa Landau, uno dei personaggi femminili più belli,
fieri e indipendenti che abbia mai incontrato! (Sì, beh... non
concepisco il suo pentimento in età matura... Ma, che si pretende, a
scrivere è un uomo...).
Misericordia,
ho apprezzato persino le parentesi romantiche, e ciò benché il mio
Georg – ma consideriamo che siamo all'inizio del 1900 – è tanto
primitivo da concepire l'amore come una specie di malata
sottomissione al masculo (sigh!)... Con tutto che, immondo c.gl.n.,
come hai potuto rinunciare a lei, alla mia prediletta? Attenzione,
qui spoilero. E' che proprio non riesco a trattenermi... Georg ha
rinunciato ad Elsa solo perché lei lo faceva sentire (giustamente)
inferiore e si è sposato con un'insipida biondina lentigginosa,
stupida e ignorante, il cui unico merito è di essere buona e
tranquilla, per inseguire il sogno borghese di crearsi una
famiglia... Risultato? Mette al mondo un figlio-mostro (in stile
Norman Bates) che lo detesta e patisce l'insulsaggine della moglie,
che tradisce... Complimenti!
Complimenti
sarcastici e tanti “sciagura a te”!!!
I. J. Singer ritratto dal nostro disegnatore
A
parte i miei sfoghi emotivi, si tratta davvero di un libro
speciale... racconta della famiglia Karnowski, appunto, emigrati
ebrei, orgogliosi, intelligenti e volitivi, che si stabiliscono nella
Berlino ante Hitler... Tutto è descritto in modo preciso e
orgasmatico, a tratti umoristico e sornione, in primis gli stati
d'animo dei protagonisti (solo in Manzoni e Dostoevskij ho potuto
constatare una prosa tanto penetrante, dettagliata e puntuale e una
così fine sensibilità), illustrandoci altresì il sentire
dell'epoca dai vari punti di vista, le diverse reazioni, regalandoci
così un panorama umano-sociale molto sfaccettato...
Gli
anni passano: David, intellettuale e snob, ha un figlio, Georg, che
vediamo crescere e maturare, facendosi strada attraverso le sue
scelte, e un po', forse, attraverso il destino... Fino a che anche
lui ha un figlio, lo sfortunato Jegor, e, soprattutto, compaiono i
terribili uomini con gli stivali...
Che
altro non sono che i Nazisti, con ciò che ne consegue.
Non
si arriva all'orrore dei lager, per fortuna. I nostri eroi, e con
essi quasi tutti gli altri coprotagonisti, fuggono in tempo in
America... Però quello che vediamo prima ci basta e avanza e spesso,
paradossalmente, ha una presa più drammatica e più diretta su di
noi, probabilmente perché, insinuandosi progressivamente nella
quotidianità, ci appare più tangibile, più reale, più
spaventoso... Specie sapendo che è solo il principio. E, sotto certi
aspetti, se Jeorg è così orribile, non è tutta colpa sua...
Ci
sono molti episodi commoventi, altri che suscitano indignazione o
pietà. Ci vengono spiegati, poi, i vari motivi politici e sociali
che hanno condotto all'avvento di Hitler, e ciò con semplicità, ma
anche con profonda acutezza. Sin dall'inizio.
Ed
è interessante che la storia non finisca qui, ma continui poi negli
Usa, con i problemi di adattamento, le riconciliazioni, e la
possibilità di capire altre cose...
La
fine mi ha lasciata un po' perplessa, ma va bene.
Va
bene così.
Perché
questo romanzo non è stato solo una lettura, ma una straordinaria
esperienza di vita.
P.S.
La
curiosità più pazzesca è che I.J. Singer è sempre stato,
letterariamente parlando, all'ombra del fratello I. B. Singer,
vincitore del Nobel... A questo punto si rende dunque necessario ed
inevitabile leggere qualcosa di lui, autore, tra l'altro de “la
famiglia Moskat”...
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