IL
GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON
di Richard Bach
Ecco
quello che credo: che questo sia un bel libro, breve, sognante e
pieno di positività. Innovativo sotto molti profili, eterno e
universale sotto altri, con molti spunti morali e filosofici.
E
che sia stato tremendamente sopravvalutato.
Sicuramente
mi è piaciuto, ma non lo ritengo un capolavoro.
Apprezzo
il personaggio di Jonathan, il suo contrapporsi ai suoi simili, il
perseguire i suoi ideali, la perseveranza, il suo cercare di
migliorarsi e perfezionarsi sempre, il suo uscire dal coro, il suo
rifiutare la mera sopravvivenza in nome di qualcosa di più: della
vita, della propria realizzazione.
Però...
Però
a me del volo in sé non importa un fico secco. E' una metafora, va
bene, ma fino ad un certo punto: ci sono troppi tecnicismi. In parte
sono funzionali, necessari, persino, ma poi finiscono per scocciare.
Richard Bach nella caricatura del nostro disegnatore
So
che per Bach è diverso. Bach è Jonathan Livingston (benché
l'ispirazione ufficiale sia esterna, pur sempre riferita ad un
pilota). Bach ama il volo sopra ogni cosa.
Ma
io no e a tratti la lettura mi risultava stancante (ero al Liceo,
quando ho letto il libro, ma lo ricordo con esattezza... e forse ero
troppo grande, e lì stava il problema).
Inoltre,
mi si perdoni, ma per alcuni versi l'opera è un po' inconsistente,
per altri scontata. E, dopo i primi capitoli, il messaggio tende a
ripetersi, a rimarcarsi senza aggiungere molto.
Il
volumetto è corto, quindi non pesa più di tanto, ma dovrebbe essere
più corto ancora per essere davvero incisivo.
Un
bel libro, davvero. Da leggere.
Ma
non così assoluto.
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