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lunedì 7 dicembre 2015

La metafora del volo


IL GABBIANO JONATHAN LIVINGSTON
di Richard Bach
 
 
Ecco quello che credo: che questo sia un bel libro, breve, sognante e pieno di positività. Innovativo sotto molti profili, eterno e universale sotto altri, con molti spunti morali e filosofici.

E che sia stato tremendamente sopravvalutato.

Sicuramente mi è piaciuto, ma non lo ritengo un capolavoro.

Apprezzo il personaggio di Jonathan, il suo contrapporsi ai suoi simili, il perseguire i suoi ideali, la perseveranza, il suo cercare di migliorarsi e perfezionarsi sempre, il suo uscire dal coro, il suo rifiutare la mera sopravvivenza in nome di qualcosa di più: della vita, della propria realizzazione.

Però...

Però a me del volo in sé non importa un fico secco. E' una metafora, va bene, ma fino ad un certo punto: ci sono troppi tecnicismi. In parte sono funzionali, necessari, persino, ma poi finiscono per scocciare.

Richard Bach nella caricatura del nostro disegnatore

So che per Bach è diverso. Bach è Jonathan Livingston (benché l'ispirazione ufficiale sia esterna, pur sempre riferita ad un pilota). Bach ama il volo sopra ogni cosa.

Ma io no e a tratti la lettura mi risultava stancante (ero al Liceo, quando ho letto il libro, ma lo ricordo con esattezza... e forse ero troppo grande, e lì stava il problema).

Inoltre, mi si perdoni, ma per alcuni versi l'opera è un po' inconsistente, per altri scontata. E, dopo i primi capitoli, il messaggio tende a ripetersi, a rimarcarsi senza aggiungere molto.

Il volumetto è corto, quindi non pesa più di tanto, ma dovrebbe essere più corto ancora per essere davvero incisivo.

Un bel libro, davvero. Da leggere.

Ma non così assoluto.

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