NEL
SEGNO DELLA PECORA
di Haruki Murakami
Ormai
leggere un romanzo di Murakami ogni tanto mi è divenuto
indispensabile (e anche più di “ogni tanto”, magari: ho già
pronti “La strana biblioteca” e “After Dark” e sono
impaziente di cominciarli). Quelli del filone Urban fantasy,
soprattutto, anche se (o soprattutto perché) si tratta di Urban
fantasy davvero peculiari, travestiti da bizzarra normalità
frammista ad elementi fantastici, che però potrebbero essere simbolo
e allegoria e che forse in certa misura li sono, forse no...
“Nel
segno della pecora” non fa eccezione e ti avvolge da subito in
questa atmosfera rarefatta e un po' straniante, fatta ad un tempo di
nitore e sospensione, dai contorni imprevedibili, di cui accetti la
solitudine e le eccentricità senza porti troppi interrogativi
logici, perché, già lo sai, in fondo non sono necessari...
In
realtà, a sconvolgermi è stato acquisire la consapevolezza che
questo romanzo narra la prima parte di “Dance dance dance”, ed
infatti il protagonista è lo stesso, viviamo quelli che nel seguito
erano ricordi, conosciamo la misteriosa ex ragazza dell'io narrante,
l'Hotel Dolphin nella sua versione originale, ed incontriamo per la
prima volta il misterioso Uomo Pecora... E il Professor Pecora,
addirittura...
Nel
complesso, la vicenda si dipana con la classica prosa misurata e
ricolma di dettagli propria di Murakami, che ti invischia a poco a
poco, questa volta in una ricerca assurda, attraverso il tempo e lo
spazio, che ha come obbiettivo una pecora, che esattamente una pecora
non è... Ma che, in qualche modo, coinvolge anche i concetti di
potere e identità personale, l'amicizia e la fedeltà a se stessi, i
quali vengono proposti con dinamiche originali e non troppo
accentuate, seppure chiare nel loro evolversi.
Senza
dubbio un'opera riflessiva e affascinante, che lascerà degli
interrogativi, pur spiegando ogni cosa, e che finisce per dare molto,
proprio mentre ti toglie qualcosa.
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