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martedì 29 dicembre 2015

La solitudine e le eccentricità

NEL SEGNO DELLA PECORA
di Haruki Murakami


Ormai leggere un romanzo di Murakami ogni tanto mi è divenuto indispensabile (e anche più di “ogni tanto”, magari: ho già pronti “La strana biblioteca” e “After Dark” e sono impaziente di cominciarli). Quelli del filone Urban fantasy, soprattutto, anche se (o soprattutto perché) si tratta di Urban fantasy davvero peculiari, travestiti da bizzarra normalità frammista ad elementi fantastici, che però potrebbero essere simbolo e allegoria e che forse in certa misura li sono, forse no...
“Nel segno della pecora” non fa eccezione e ti avvolge da subito in questa atmosfera rarefatta e un po' straniante, fatta ad un tempo di nitore e sospensione, dai contorni imprevedibili, di cui accetti la solitudine e le eccentricità senza porti troppi interrogativi logici, perché, già lo sai, in fondo non sono necessari...
In realtà, a sconvolgermi è stato acquisire la consapevolezza che questo romanzo narra la prima parte di “Dance dance dance”, ed infatti il protagonista è lo stesso, viviamo quelli che nel seguito erano ricordi, conosciamo la misteriosa ex ragazza dell'io narrante, l'Hotel Dolphin nella sua versione originale, ed incontriamo per la prima volta il misterioso Uomo Pecora... E il Professor Pecora, addirittura...
Nel complesso, la vicenda si dipana con la classica prosa misurata e ricolma di dettagli propria di Murakami, che ti invischia a poco a poco, questa volta in una ricerca assurda, attraverso il tempo e lo spazio, che ha come obbiettivo una pecora, che esattamente una pecora non è... Ma che, in qualche modo, coinvolge anche i concetti di potere e identità personale, l'amicizia e la fedeltà a se stessi, i quali vengono proposti con dinamiche originali e non troppo accentuate, seppure chiare nel loro evolversi.

Senza dubbio un'opera riflessiva e affascinante, che lascerà degli interrogativi, pur spiegando ogni cosa, e che finisce per dare molto, proprio mentre ti toglie qualcosa.

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