BIRDMAN
di Alejandro González
Iňárritu
(2014)
Un
film eccezionale, profondo e triste, con pennellate surreali,
perennemente in bilico tra realtà e metacinema, tra ossessione e
verità, tra poesia e dramma, che ti fa respirare la sconfitta,
l'ambizione disperata, il rimpianto e la follia.
E
a volte ti convinci che il protagonista, Riggan (Michael Keaton),
questo attore alla frutta – famoso per aver interpretato un
filmaccio di Supereroi, che a suo tempo è stato un incredibile
successo al botteghino, e che ora vuole a tutti i costi riscattare la
sua carriera scrollandosi di dosso la maschera del suo personaggio,
interpretando a teatro un'opera di Carver e giocandosi il tutto per
tutto – sia un genio incompreso e sottovalutato, a volte temi che
sia solo un pazzo e che andrebbe rinchiuso...
E
il suo personaggio, infatti, Birdman, lo segue, lo incalza, lo
tormenta... E ci/lo inganna mostrandoci/gli i suoi poteri,
confondendo la propria personalità con la sua.
...
E intanto Riggan, dai difficili rapporti familiari, e ormai pure
invischiato in guai economici, rifiuta i compromessi e fa quanto è
necessario per riuscire ad elevarsi a livello artistico. Qualunque
cosa, letteralmente. E lo vediamo da subito, quando decide di
eliminare (non in senso fisico, ma quasi) un attore incompetente dal
suo palcoscenico...
Ma
non è tutto qui, oh no...
Nel
cast entra Mike (Edward Norton), e anche lui, pur cavalcando l'onda
del successo, pur essendo effettivamente un attore intenso e di
grande spessore, sul piano umano è carente e vicino alla
sociopatia... Un'altra allegra mina vagante.
E
a volte sorridiamo, viriamo sul grottesco. Più spesso il vuoto ci
attanaglia, con la sua aridità e siamo pronti a gettarci
dall'alto...
E
amiamo questi poveri artisti, li ammiriamo, percependone le
vibrazioni assolute, la tensione che li anima e che li avvicina a Dio
(in senso laico). Al contempo li compatiamo, proprio in quanto di
umano, in loro, di equilibrato e buono, rimane ben poco... Pronti a
sacrificare ogni cosa, ogni valore, risucchiati dall'abisso, in nome
della perfezione, dell'arte, del successo.
Che
però non è garantito.
Fino
a che si innesca la tragedia finale. Che prevediamo da subito, perché
inevitabile, ma il cui sviluppo, quando ci affacciamo alla finestra,
ci lascia attoniti, entusiasti, perché – follia o no – è
foriero di più interpretazioni, tutte bellissime...
Grande
regia, grandi interpreti.
Emozione
pura.
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