ANIMA
di Wajdi Mouawad
In
principio il romanzo assomiglia ad un giallo/thriller, ma avverti
subito che c'è qualcosa di diverso, un valore aggiunto e prezioso,
che in parte ti lacera e in parte ti completa.
E'
più intenso, più sofferto rispetto ai canoni del genere, con questo
stile peculiare che ti pausa la mente, ridefinendo i tuoi ritmi, il
tuo respiro... E poi c'è quella narrazione fluida e spezzata
insieme, quel punto di vista inedito, quello degli animali, di ogni
animale che il protagonista incontra (il ragno che tesse la sua tela,
la farfalla, il piccione, il pesce rosso, il gatto), ciascuno
indicato col suo nome scientifico, ciascuno dotato di
carattere/obiettivi/fardelli, non senza inevitabili momenti di atroce
crudeltà (la natura la è, le esigenze della catena alimentare e
della caccia le sono).
Lì
per lì l'escamotage sembra una simpatica eccentricità, ma non si
riduce a questo (e infatti cambierà, quando dovrà accadere): è
invece una scelta precisa, che sul finale rivelerà i suoi motivi.
Motivi complessi, strutturati, ancor più dolorosi di quanto sembrava
all'inizio e risalenti al passato, ad un passato dimenticato e
rimosso, che forse sarebbe meglio non rivangare.
Ma
come si può, del resto, dopo che il dubbio si è insinuato?
La
trama stessa non è solo ciò che sembra (un uomo in cerca
dell'omicida di sua moglie, di cui già conosce l'identità, ma che,
per varie ragioni, non è immediatamente perseguibile dalle autorità
– si badi, però, l'assassino non viene inseguito per vendetta...),
ma molto di più, perché Wahhch Debch (questo l'impronunciabile nome
del nostro eroe, che di nuovo cela rimandi significativi) finirà per
scoprire i suoi stessi segreti.
Un
romanzo straziante, che affonda le sue radici nel massacro di Sabra e
Shatila, che ci annienta e contiene almeno una scena che cercheremo
di cancellare, lavandola via raschiandoci la pelle... ma che,
tuttavia, prima e dopo, procede in modo tranquillo, pacato, fatto di
accettazione, prima che di rivalsa, in cui si sentono il male del
mondo e la solitudine abissale dell'anima, la rassegnazione e la
quiete della morte, ma anche l'amore, il panteismo, la solidarietà...
Che,
più che per gli uomini, passano attraverso gli animali.
Per
varie ragioni, tutte esplicitate.
Un
romanzo bellissimo, fatto di spire e scaglie di vetro.
P.S.
Unico
neo: troppi dialoghi in inglese.
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