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mercoledì 18 novembre 2015

Umorismo ebraico doc

LAMENTO DI PORTNOY
di Philip Roth


Un libro tragico, una lunga seduta psicanalitica (non ancora cominciata!) in cui il sofferente protagonista sulla trentina ci racconta la sua miserevole vita, ma... Santa patata fritta, quanto ho riso!!!!!!!!!!!!!
La verve del narratore ha dell'incredibile, e ci sono alcuni passaggi, specie quelli relativi alle avventure onanistiche adolescenziali del nostro o alla Scimmia (la, diciamo, sua “fidanzata” in età adulta) che mi hanno proprio fatta piegare in due!
Umorismo ebraico doc, un po' come ne “La versione di Barney”, colto, amabilmente volgare, nevrotico, e percorso da una ferocia graffiante e compiaciuta che fa scintille e stilla acido insieme.
Che, dannazione, tra una contraddizione e l'altra, è davvero un capolavoro!

Philip Roth ritratto dal nostro disegnatore

Ed è un capolavoro anche sto personaggio squinternato, Alexander Portnoy (che però spesso e volentieri preferisce farsi chiamare Port-Noir), dal difficile rapporto con la figura materna (anche lei, niente da dire, un bel personaggino, che, tra le varie facezie e preoccupazioni, ai tempi dell'adolescenza di lui insisteva pure per controllargli le feci), e dall'assurdo approccio, fatto di amore/odio, complesso di inferiorità/orgoglio, che ha con le tradizioni ebraiche, per soprassedere sulla sua conclamata, svergognata, ultra-godibile erotomania senza freni.
Misericordia, le confidenze che ci vengono fatte non sono solo intime (e deliziosamente ironiche), ma pure un po' storte, e ci fanno quasi vergognare di essere tanto... normali.
Anche se poi, per dirla tutta, tra una perversione e una mania, tutto ciò a cui ambisce il povero Pornoy è proprio la normalità...
Solo che non ci fa compassione, piuttosto ci carica di sentimento dell'assurdo, ci dà una scrollata, e ci fa sentire... come spurgati, alla fine. Come liberati, finalmente, da un peso, dalla paranoia, dalla sconfitta, dalla vita.

Perché a volte non serve essere felici... basta potersi lamentare!

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