LAMENTO
DI PORTNOY
di Philip Roth
Un
libro tragico, una lunga seduta psicanalitica (non ancora
cominciata!) in cui il sofferente protagonista sulla trentina ci
racconta la sua miserevole vita, ma... Santa patata fritta, quanto ho
riso!!!!!!!!!!!!!
La
verve del narratore ha dell'incredibile, e ci sono alcuni passaggi,
specie quelli relativi alle avventure onanistiche adolescenziali del
nostro o alla Scimmia (la, diciamo, sua “fidanzata” in età
adulta) che mi hanno proprio fatta piegare in due!
Umorismo
ebraico doc, un po' come ne “La versione di Barney”, colto,
amabilmente volgare, nevrotico, e percorso da una ferocia graffiante
e compiaciuta che fa scintille e stilla acido insieme.
Che,
dannazione, tra una contraddizione e l'altra, è davvero un
capolavoro!
Philip Roth ritratto dal nostro disegnatore
Ed
è un capolavoro anche sto personaggio squinternato, Alexander
Portnoy (che però spesso e volentieri preferisce farsi chiamare
Port-Noir), dal difficile rapporto con la figura materna (anche lei,
niente da dire, un bel personaggino, che, tra le varie facezie e
preoccupazioni, ai tempi dell'adolescenza di lui insisteva pure per
controllargli le feci), e dall'assurdo approccio, fatto di
amore/odio, complesso di inferiorità/orgoglio, che ha con le
tradizioni ebraiche, per soprassedere sulla sua conclamata,
svergognata, ultra-godibile erotomania senza freni.
Misericordia,
le confidenze che ci vengono fatte non sono solo intime (e
deliziosamente ironiche), ma pure un po' storte, e ci fanno quasi
vergognare di essere tanto... normali.
Anche
se poi, per dirla tutta, tra una perversione e una mania, tutto ciò
a cui ambisce il povero Pornoy è proprio la normalità...
Solo
che non ci fa compassione, piuttosto ci carica di sentimento
dell'assurdo, ci dà una scrollata, e ci fa sentire... come spurgati,
alla fine. Come liberati, finalmente, da un peso, dalla paranoia,
dalla sconfitta, dalla vita.
Perché
a volte non serve essere felici... basta potersi lamentare!
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