IL
CELESTIALE BIBENDUM
di Nicolas De Crécy
Il
mio commento in sintesi? Gesù!
Oh
sì, non può che essere questo.
E
“Gesù” è inteso come interiezione, dinnanzi all'opulenta
magnificenza di queste tavole architettonicamente imponenti e le
sfumature intense e fiabesche, alla libertà della composizione, a
questa trama surreale e involuta, inevitabilmente circolare, che in
parte mi fa pensare ad Hegel, in parte a “Il Maestro e Margherita”,
che mi avvolge nelle sue spire, confondendomi e inebriandomi,
alternando seriosità (a proposito di Bene e di Male o di
speculazioni filosofiche, ad esempio...), piccole genialità dai
molti risvolti (come la rivolta dei cani) e assurdità (il
protagonista, Diego, è una foca, tanto per dire, e ha difficoltà a
deambulare...) e di cui, tutto sommato, non credo neppure di aver
colto ogni riferimento. O il suo paradigma per intero, se è per
questo...
Ma
“Gesù” è inteso anche come Gesù, personaggio storico e figlio
di Dio... perché sì, questa, se vogliamo, è la storia di Cristo
rivisitata da De Crécy, che è laico e comunque non bigotto, e che è
pure divertente, visto che la questione ruota attorno
all'assegnazione del Nobel per l'Amore... Echeccavolo, c'è pure lo
dimonio, con tutte le sue allegre schiere infernali (e implicazioni
concettuali), che vuole mettersi in mezzo! E non siamo nemmeno
arrivati a definire la punta dell'iceberg.
La
verità è che sto fumetto è una fantasticosità pluristratificata e
prima o poi dovrò necessariamente rileggerlo perché sospetto che
siano più le cose che mi sono sfuggite di quelle che ho afferrato. E
questo, in fin dei conti, è il suo pregio maggiore, perché... che
gusto c'è se è tutto ovvio e lineare?
Quindi
“Gesù” anche nel senso di... smarrito interrogativo, di “Gesù,
aiutami”, perché, diamine, fatico a raccapezzarmi!
Ed
è stupendo.
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