IL
PIANETA PROIBITO
di Fred McLeod Wilcox
(1956)
Capolavoro
del Cinema e della fantascienza, con echi shakespeariani e qualche
risvoltino in salsa horror, una fanciulla innocente e discinta, e
grandi domande filosofiche (e psicoanalitiche) che spaventano e fanno
riflettere, regalando un profondo quid pluris alla trama.
Siamo
in piena missione spaziale (e al comando abbiamo un Leslie Nielsen
figo, serio e giovane, che se la cava egregiamente in questo ruolo
drammatico) quando atterriamo su Altair IV, un lontano e misterioso
pianeta, nonostante l’unico superstite della precedente spedizione,
il Dottor Morbius, stabilitosi in loco, ci diffidi e ci inviti ad
andarcene… Il nostro scopo, tuttavia, è proprio quello di capire
che è accaduto alla Bellerofonte, appunto la precedente spedizione,
partita vent’anni prima e di cui non abbiamo più sentito nulla…
Facciamo
la conoscenza di Morbius, dunque, del mitico e stupefacente Robby il
Robot (chi non ne vorrebbe uno, viste le sue straordinarie
caratteristiche?) e di Alta, la figlia di Morbius, una sorta di
versione bionda e giuliva di Biancaneve, solo più ingenua e
svestita, che, naturalmente, non ha mai incontrato un uomo dal vero,
a parte suo padre… Ebbene, ora ce n’è una navicella piena, di
masculi, tutti giovani e aitanti, che non vedono una donna da un
circa un anno e che quindi non potranno che spasimare per lei…
A
parte questa buffa parentesi (peraltro trattata con grazia) veniamo a
conoscenza degli stupefacenti studi del Dottore, dei tragici e
improvvisi decessi degli altri uomini e donne atterrati vent’anni
prima, mentre ci poniamo alcune inquietanti domande e… di nuovo
iniziano le morti. Apparentemente inspiegabili e violente.
Il fascino de "Il Pianeta Proibito" nell'illustrazione del nostro artista.
In
realtà, se in principio la pellicola può apparire datata (anche per
gli ovvi limiti degli effetti speciali – all’epoca, invece,
rivoluzionari), nel prosieguo acquisisce fascino, rivelando una
notevole attenzione per la fotografia e conquistando definitivamente
lo spettatore con le vicende narrate, ricche di interrogativi, che,
quando si dipanano, si dimostrano ancora più stimolanti di quanto ci
si sarebbe spettati.
Pure
le varie trovatine (le proiezioni di Alta, la sua immunità, le
performance di Robby…), i colpi di scena e l’arredamento stesso
della casa di Morbius sono ragguardevoli, inoltre si passa
frequentemente da un registro all’altro, seppur in modo gradato,
affrontando quasi l’intero spettro delle emozioni umane (stupore,
gelosia, ribellione, invidia, diffidenza, amore, rabbia e soprattutto
curiosità e paura…).
L’elemento
più interessante, però, è costituito dalle spiegazioni finali che,
nel contesto, risultano ancora oggi incisive, soprattutto in quanto
sostenute da un impianto coerente e ben preparato.
Da
recuperare.
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