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giovedì 19 novembre 2015

Il pianeta dalle inquietanti domande

IL PIANETA PROIBITO
di Fred McLeod Wilcox
(1956)


Capolavoro del Cinema e della fantascienza, con echi shakespeariani e qualche risvoltino in salsa horror, una fanciulla innocente e discinta, e grandi domande filosofiche (e psicoanalitiche) che spaventano e fanno riflettere, regalando un profondo quid pluris alla trama.
Siamo in piena missione spaziale (e al comando abbiamo un Leslie Nielsen figo, serio e giovane, che se la cava egregiamente in questo ruolo drammatico) quando atterriamo su Altair IV, un lontano e misterioso pianeta, nonostante l’unico superstite della precedente spedizione, il Dottor Morbius, stabilitosi in loco, ci diffidi e ci inviti ad andarcene… Il nostro scopo, tuttavia, è proprio quello di capire che è accaduto alla Bellerofonte, appunto la precedente spedizione, partita vent’anni prima e di cui non abbiamo più sentito nulla…
Facciamo la conoscenza di Morbius, dunque, del mitico e stupefacente Robby il Robot (chi non ne vorrebbe uno, viste le sue straordinarie caratteristiche?) e di Alta, la figlia di Morbius, una sorta di versione bionda e giuliva di Biancaneve, solo più ingenua e svestita, che, naturalmente, non ha mai incontrato un uomo dal vero, a parte suo padre… Ebbene, ora ce n’è una navicella piena, di masculi, tutti giovani e aitanti, che non vedono una donna da un circa un anno e che quindi non potranno che spasimare per lei…
A parte questa buffa parentesi (peraltro trattata con grazia) veniamo a conoscenza degli stupefacenti studi del Dottore, dei tragici e improvvisi decessi degli altri uomini e donne atterrati vent’anni prima, mentre ci poniamo alcune inquietanti domande e… di nuovo iniziano le morti. Apparentemente inspiegabili e violente.

Il fascino de "Il Pianeta Proibito" nell'illustrazione del nostro artista.

In realtà, se in principio la pellicola può apparire datata (anche per gli ovvi limiti degli effetti speciali – all’epoca, invece, rivoluzionari), nel prosieguo acquisisce fascino, rivelando una notevole attenzione per la fotografia e conquistando definitivamente lo spettatore con le vicende narrate, ricche di interrogativi, che, quando si dipanano, si dimostrano ancora più stimolanti di quanto ci si sarebbe spettati.
Pure le varie trovatine (le proiezioni di Alta, la sua immunità, le performance di Robby…), i colpi di scena e l’arredamento stesso della casa di Morbius sono ragguardevoli, inoltre si passa frequentemente da un registro all’altro, seppur in modo gradato, affrontando quasi l’intero spettro delle emozioni umane (stupore, gelosia, ribellione, invidia, diffidenza, amore, rabbia e soprattutto curiosità e paura…).
L’elemento più interessante, però, è costituito dalle spiegazioni finali che, nel contesto, risultano ancora oggi incisive, soprattutto in quanto sostenute da un impianto coerente e ben preparato.

Da recuperare.

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