LA
VENDETTA
di Agota Kristof
Folgorante
come un colpo apoplettico!
“La
vendetta” è solo uno dei venticinque monologhi/racconti che
occupano quest’ottantina scarsa di pagine… Racconti brevissimi,
quindi, concentrati (e bisogna essere bravi per potersi far bastare
una manciata di righe per creare qualcosa di completo)…
Paradossali,
ironici, alienanti, grotteschi, surreali.
Perennemente
sul filo dell’aberrazione.
E
tremendamente incisivi.
Per
come sono raccontati, con una narrazione ridotta all’osso, lavata
di riverberi e di emozioni, e poi acuminata.
Per
le trame stesse, a dir poco spiazzanti.
A
volte semplici, prevedibili, di cui immediatamente intuiamo la fine
(e che pure ci ipnotizzano e sono inconsueti).
Più
spesso stranianti e pluridimensionali.
Stratificate.
Di
cui afferri al volo il senso, ma che ti sembra ne nascondano anche un
altro, più sotto, e poi un altro ancora, che però non sei sicura di
scorgere bene, perché magari è solo un’ombra, e non sai se tua o
la sua.
Concludi
in fretta la lettura, e istantaneamente ti viene voglia di
ricominciare, magari in un ordine diverso, perché, inanellandosi in
modo differente, questi racconti possono potenzialmente offrirti
altri paradigmi.
Questo,
sembrano, in effetti.
Paradigmi.
O
falene nere, con le antenne lunghe e i corpi setosi.
Per
un attimo ti chiedi se non siano velenose.
E
giacché ne vuoi ancora, necessariamente, non vedi l’ora di
acquistare il prossimo libro…
Mi
ispira “Trilogia della città di K.”, di più ampio respiro.
P.S.
Il
mio racconto preferito è “Il ladro di appartamenti”.
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