IL
LAGO
di Banana Yoshimoto
Al
di sopra della media degli ultimi romanzi della Yoshimoto, non
eccezionale, ma gradevole e poco impegnativo.
Almeno
sulla superficie.
Sotto,
invece, ci sono diverse cose che nuotano e si dibattono. Che non
bastano a fare di questo un romanzo irrinunciabile, ma che comunque
si fanno apprezzare.
La
storia è quella di un legame che assume le forme dell'amicizia, ma
che poi si scopre di essere amore, benché non si riesca subito a
chiamarlo col nome giusto, vista l'impalpabilità dei sentimenti più
profondi e la natura stessa dei protagonisti.
I
due innamorati, infatti, Chihiro e Nakajima, sono entrambi anime
tormentate e peculiari, quindi, per prima cosa, dovranno sforzarsi di
affrontare i loro traumi, possibilmente attraverso la condivisione e
la fiducia (con un piccolo aiuto dal passato)...
Come
al solito lo stile della Yoshimoto è fresco e leggero, dall'incedere
tranquillo, frantumato nell'indeterminatezza, in cui le ferite, pur
evidenti, in un certo senso si ricompongono, pur bruciando ancora, e
vengono accettate e lasciate procedere secondo il loro ritmo.
Ci
sono tocchi soprannaturali, non spaventosi, ma vivificanti, ed echi
disturbanti, che, pur evitando l'esagerazione, ti lasciano basito e
contribuiscono ad amalgamare la trama in modo coerente.
E
poi c'è la natura (il lago specialmente), contemplativa, mutevole,
dalle valenze esistenziali, che ti aiuta a riflettere e a trovare la
dimensione che stai cercando, magari senza esserne conscio. Ma anche
il the aiuta, quando è buono e viene consumato nel contesto giusto.
All'inizio
ho faticato un po': mi pareva sempre la solita solfa, la trovavo poco
appassionante, banale. Ma poi... qualcosa si è smosso, forse mi sono
semplicemente sintonizzata, e la scrittura ha cominciato a scorrere
velocemente, la storia ad ingranare.
In
qualche punto mi ha persino colpita.
Senza
illuminarmi, va bene.
Ma,
in fondo, basta accontentarsi.
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