GREEN
MANOR
di Fabien Vehlmann e Denis Bodart
Davvero
imperdibile, sia per la lussuosa edizione antichizzata (con tanto di
segnalibro in stoffa), sia, e soprattutto, per i suoi contenuti,
appartenenti al genere “Galateo del delitto”...
Come
ho già ridetto e ripetuto, il Giallo non è la mia passione (ma solo
il mio colore preferito), tuttavia questi sedici brevi e fulminanti
raccontini sono di una tale sagacia che penso possano entusiasmare
qualunque palato!
Alcuni
sono davvero originali, altri meno, ma riescono a risultarlo
ugualmente a prescindere dalla trama grazie ai continui cambi di
prospettiva e ai finalini a sorpresa, per tacere delle molte
disquisizioni sopra le righe.
Sinceramente,
dei finalini, sono riuscita a prevederne a malapena due, e solo dopo
svariate pagine, nel senso che per farcela sono prima dovuta entrare
nell'ottica...
Si
consideri, però, che li ho letti tutti di seguito, quindi se si
riesce, invece, a centellinare, è possibile che possano apparire
persino più stupefacenti.
D'altro
canto, tuttavia, è difficile trattenersi perché uno tira l'altro,
come le ciliegie.
Ci
sono anche un po' di riferimenti ai gialli classici, una comparsata
di Conan Doyle e svariati ammiccamenti, che probabilmente io ho colto
solo in parte, quindi presumo che per un amante del genere la
faccenda risulti ancora più gustosa.
Ad
ogni modo, il traît-d'union
delle varie trame (a parte la trascurabile cornice) ruota, appunto,
attorno a Green Manor, dove vengono abitualmente a convegno distinti
(e spesso un po' folli) gentiluomini per conversare di delitti... E
dunque dove potevamo essere se non nell'Inghilterra di fine 800?
I
toni, nonostante le morti frequenti, sono leggeri, ironici, sornioni
e il lettore, volente o nolente, a dispetto dello sfondo
pseudo-drammatico, si ritroverà spesso il sorriso sulle labbra.
In
questo anche i disegni (efficacissimi) aiutano, oltre a dare
all'opera una patina in più, in parte vintage, in parte
adorabilmente beffarda...
Anche
per i non amanti della Nona Arte.
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