STAGIONI
DIVERSE
di Stephen King
Si
comincia con la primavera e si termina in inverno in quella che, più
che un’antologia di racconti, è una stupenda raccolta di romanzi
brevi molto differenti fra loro per spirito e tematiche ed, anzi,
quasi in contrasto, così che, accostati, oltre ad offrire un
panorama vasto e variegato, esaltano le reciproche caratteristiche e
le rendono ancora più significative, aumentando di valore: un
viaggio pazzesco, che decolla da subito, impenna, plana, e si
conclude con un colpo di coda...
E
“l’eterna primavera della speranza” sia, dunque, con “Rita
Hayworth e la redenzione di Shawshank”, bellissima storia di
ambiente carcerario, ironica, incisiva e dotata di una sua struggente
dolcezza, di una sorniona ambivalenza, che ci appassiona e stupisce,
ed infine ci strizza l’occhio, lasciandoci attoniti, ma soddisfatti
e perfino ristorati… Di essa ci piace tutto, specie il modo in cui
viene scritta e costruita.
A
seguire “l’estate della corruzione”, con “Un ragazzo
sveglio”, l’opera più disturbante e quella che, in gioventù,
più mi era rimasta impressa: un sadico vecchiaccio ex criminale di
guerra nazista viene costretto da un ragazzino di tredici anni, che
lo ha riconosciuto ed è ancora più sadico di lui, a raccontagli le
sue nefandezze… La domanda è: chi corrompe chi? Vero e proprio
racconto dell’orrore psicologico, con molte sfumature e risonanze
che un po’ corrompe pure noi...
E
poi “l’autunno dell’innocenza”, ossia “Il corpo”, da cui
è stato tratto il mio film preferito: “Stand by me – Ricordo di
un’estate” di Rob Reiner (1986), con il quale, in un certo senso,
il nostro animo viene rimesso in sesto.
Quando
ho letto il romanzo, amavo già la pellicola (che presenta un bel po’
di differenze e qualche ribaltamento di ruolo in ordine ai
personaggi) e forse per questo (ma forse no) è uno dei pochi casi in
cui amo assai di più la trasposizione cinematografica del libro…
Ma anche la fonte letteraria è notevole: meno lirica, magari, più
cruda, ma ugualmente preziosa, e soprattutto relativa ad uno dei miei
argomenti prediletti: l’amicizia e in particolare l’amicizia di
quel periodo dorato in cui non si è ancora adulti e che King sa
descrivere così bene.
In
ultimo “una storia d’inverno”: “il metodo di respirazione”,
che, lo dico onestamente, ho del tutto rimosso (a mia esimente, l’ho
letto circa venticinque anni fa, ma così gli altri tre romanzi, che
invece conservo infissi nella memoria). Rammento solo che lo spunto
mi era parso carino e che la storia si leggeva d’un lampo, con
piacere (e un po’ d’ansia).
Tra
gli indimenticabili capolavori kinghiani.
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