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venerdì 23 settembre 2016

I capolavori kinghiani

STAGIONI DIVERSE
di Stephen King


Si comincia con la primavera e si termina in inverno in quella che, più che un’antologia di racconti, è una stupenda raccolta di romanzi brevi molto differenti fra loro per spirito e tematiche ed, anzi, quasi in contrasto, così che, accostati, oltre ad offrire un panorama vasto e variegato, esaltano le reciproche caratteristiche e le rendono ancora più significative, aumentando di valore: un viaggio pazzesco, che decolla da subito, impenna, plana, e si conclude con un colpo di coda...
E “l’eterna primavera della speranza” sia, dunque, con “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”, bellissima storia di ambiente carcerario, ironica, incisiva e dotata di una sua struggente dolcezza, di una sorniona ambivalenza, che ci appassiona e stupisce, ed infine ci strizza l’occhio, lasciandoci attoniti, ma soddisfatti e perfino ristorati… Di essa ci piace tutto, specie il modo in cui viene scritta e costruita.
A seguire “l’estate della corruzione”, con “Un ragazzo sveglio”, l’opera più disturbante e quella che, in gioventù, più mi era rimasta impressa: un sadico vecchiaccio ex criminale di guerra nazista viene costretto da un ragazzino di tredici anni, che lo ha riconosciuto ed è ancora più sadico di lui, a raccontagli le sue nefandezze… La domanda è: chi corrompe chi? Vero e proprio racconto dell’orrore psicologico, con molte sfumature e risonanze che un po’ corrompe pure noi...
E poi “l’autunno dell’innocenza”, ossia “Il corpo”, da cui è stato tratto il mio film preferito: “Stand by me – Ricordo di un’estate” di Rob Reiner (1986), con il quale, in un certo senso, il nostro animo viene rimesso in sesto.
Quando ho letto il romanzo, amavo già la pellicola (che presenta un bel po’ di differenze e qualche ribaltamento di ruolo in ordine ai personaggi) e forse per questo (ma forse no) è uno dei pochi casi in cui amo assai di più la trasposizione cinematografica del libro… Ma anche la fonte letteraria è notevole: meno lirica, magari, più cruda, ma ugualmente preziosa, e soprattutto relativa ad uno dei miei argomenti prediletti: l’amicizia e in particolare l’amicizia di quel periodo dorato in cui non si è ancora adulti e che King sa descrivere così bene.
In ultimo “una storia d’inverno”: “il metodo di respirazione”, che, lo dico onestamente, ho del tutto rimosso (a mia esimente, l’ho letto circa venticinque anni fa, ma così gli altri tre romanzi, che invece conservo infissi nella memoria). Rammento solo che lo spunto mi era parso carino e che la storia si leggeva d’un lampo, con piacere (e un po’ d’ansia).

Tra gli indimenticabili capolavori kinghiani.

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