DAVID
LYNCH – IO VEDO ME STESSO
a cura di Chris Rodley
Raccolta
di interviste che copre oltre un decennio e fa luce sulla poetica di
David Lynch a partire dai suoi primi quadri fino a “Inland Empire”,
passando in rassegna i suoi film, i suoi pensieri e ovviamente “I
segreti di Twin Peaks”, rivelando elementi biografici e personali,
come i segreti dei suoi approcci all'arte e curiosi dietro le quinte.
In
effetti ho comprato quest'opera perchè, tra i vari registi, Lynch è
forse quello che più mi attrae a livello mentale, in quanto lo
percepisco come splendidamente ineffabile, e speravo, così, di
riuscire ad agguantare qualche frammento interpretativo.
In
un certo senso è così, in un altro non lo è.
Quel
che è certo è che, complessivamente, il volume – e quindi lo
stesso Lynch – offre molto di più, passando presto da interessante
ad affascinante e, in un certo senso, aiutandoti persino ad ampliare
le tue percezioni, sgominando confini o barriere immaginarie.
Ti
arriva al cuore.
Non
solo a quello del regista.
Al
tuo.
E
alla fine è quasi un'esperienza trascendentale, sensoriale, mistica.
Avverti
l'occhio del bambino e il respiro del genio e il sapore grumoso del
caos, sottile, inquietante. Bellissimo.
Se
riesci a rimanere con i piedi per terra, invece (ma come puoi?), ti
diverti a esaminare e scomporre le sue opere, sia quelle meramente
figurative che le pellicole vere e proprie, osservandole sotto
profili inediti, talvolta tecnici, talaltra sentimentali (chi se
l'aspettava così tenero e dolce, David Lynch? Così facile alla
commozione? E come poteva non esserlo?, rifletto ora...), ed
arrivando a comprenderle nella loro essenza più pura, per quanto sì,
restino sempre ineffabili.
E
certamente la dimensione cambia a seconda che tu il film di
riferimento l'abbia visto o meno, te lo ricordi o no, ma non è così
determinante: in un certo senso l'affresco lynchano è unico, indi se
ne conosci una parte, puoi conoscere il tutto.
Quella
che viene offerta, peraltro, non è una mappa: piuttosto la summa
vibrante del sentire di Lynch, che induce le vertigini, ma anche
brividi freddocaldi di distilati cerebrali.
Superbo.
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