LE
TORRI DI BOIS-MAURY
di Hermann
Irrinunciabile
classico del fumetto, ci regala dieci più cinque storie
autoconclusive di stampo storico, ambientate nel Medioevo, con
protagonisti sempre diversi e la cui costante principale è il
cavaliere Aymar di Bois Maury, costretto ad errare dopo aver perduto
i suoi possedimenti...
Più
testimone, che protagonista, il vero nucleo pulsante dell’opera è
proprio l’epoca storica, post anno 1000, che può essere oscura e
brutale, o semplicemente squallida, e che, ricordo, la prima volta
che mi ero accostata a questa serie, mi aveva colpita per realismo e
spietatezza, per sporcizia e mancanza di riscatto, laddove per me il
Medioevo era ancora sinonimo di magia…
Ma
qui non abbiamo draghi e principesse in pericolo, quanto piuttosto
popolani in difficoltà, povera gente, soprusi e le difficoltà del
viver quotidiano, che si avvicendano componendo un quadro che sa
soprattutto di precarietà e ingiustizia e in cui siamo contenti,
alla fine, di avere almeno un punto di riferimento in Aymar e nel suo
scudiero Olivier.
Personalmente,
se in principio ero un po’ delusa da cotanta amara barbarie, presto
ne sono stata talmente coinvolta da andarmi a comprare i volumi dopo
il sesto direttamente in Francia, per non dover essere costretta a
rispettare i tempi della pubblicazione editoriale di allora (se non erro,
edizioni Alessandro Editore).
Le
trame, infatti, avvincenti, varie, sottolineate da disegni riarsi e
fatti di asperità, privi di leziosaggini e improntati al realismo
(più attenti alle architetture che ai volti, che non esito a
definire brutti, per quanto espressivi), sono imperniate su ottime
ricostruzioni storiche, che, tuttavia, sanno essere creative e
narrativamente stimolanti, incentrandosi di volta in volta su un
disgraziato individuo appartenente alla miserabile fauna umana, senza
ridursi alla pedissequa didascalia di un’epoca.
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