BILLY
di Whitley Strieber
Godibile
e ansiogeno thriller psicologico, molto approfondito, che avrebbe
potuto essere davvero atroce, ma che ha scelto di limitarsi
all’intrattenimento senza – per fortuna – sfociare nella
morbosità malata o anche solo nell’horror vero e proprio.
Il
romanzo, infatti, racconta di questo maniaco, Barton (non proprio un
pedofilo, ma neanche troppo lontano da esso, patetico quanto astuto)
e del bambino (Billy, appunto, un ragazzino dolce e buono, che, tra
l’altro ha la passione per Franz Kafka e la scrittura) che costui
rapisce e tortura, come numerosi altri ragazzini prima di lui…
Personalmente
è il non detto l’elemento che più mi ha indotta a sussultare: ad
esempio, sappiamo già che le altre piccole vittime sono state
uccise, ma temiamo come e in seguito a che cosa...
Per
il resto, lo ripeto, gli eccessi sono contenuti e puramente
funzionali alla trama, la quale, dal canto suo, oltre a scorrere
abbastanza rapida, è incentrata soprattutto su eccellenti tensioni
di ordine psicologico, legate sia all’affanno dei genitori di Billy
(parte, questa, che avrei preferito veder scorciare), sia ai progetti
e ragionamenti di Barton - uno degli elementi che più mi ha fatto
accapponare la pelle è la distorsione tra sue le percezioni e la
realtà – sia, naturalmente, alle paure del bambino, che è
senz’altro intelligente e ingegnoso, ma altresì sperduto e
ingenuo…
Già
nelle prime pagine, quando il rapimento non è stato ancora compiuto,
cominciamo a tremare, per avviarci presto in un’escalation di
suspense che a tratti ci parrà quasi claustrofobica. E tuttavia il
sapore ricercato della narrazione ci permetterà di andare avanti
rispettandone il ritmo (peraltro veloce), senza essere costretti a
sbirciare il finale per sapere se avremo o meno diritto ad un happy
end, nel senso che, in un certo qual modo, saremo rassicurati e
consolati dallo stile di Strieber, preciso, minuzioso, ma altresì
sfumato quando deve esserlo.
L’autore,
infatti, oltre a soffermarsi sulle “cose brutte”, alternando i
punti di vista riesce a ricostruire una sorta di bolla in cui
rifugiarci, e in cui, in qualche modo, seppur per qualche momento
appena, potremo trovare scampo alla tragicità della situazione.
Un
buon romanzo, dunque, che magari non resterà negli annali, ma che
intrattiene senza esitazioni.
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