L'ODISSEA DELLA PUNTURA
Dovete sapere che per il pomeriggio prima dell'operazione mi hanno dato una puntura di eparina da farmi da sola.
“Nessun problema”, ho detto. “Me le sono già dovute fare due anni fa, sono in grado”.
“Tassativo per le 16.00”, si sono raccomandati, e me lo hanno pure scritto.
Il 15, alle 15.55, sono pronta: disinfettante, cotone, panza all'aria. Apro la confezione della puntura. Mi viene un infarto: non c'è l'ago. Che faccio? Provo a cliccare, a svitare, a tirare. Niente. Cerco le istruzioni. Non ci sono istruzioni. Che faccio? Forse dovevo comprare una siringa in farmacia e riversare lì il contenuto? Dio... Mica sono capace. Credevo che fosse come quelle di due anni fa. Ho i minuti contati, per giunta. La vasca già piena di acqua e di schiuma. Il treno in partenza alle 17.08. E intanto sono scattate le 16.00. Che faccio? Provo a contattare mia suocera che è infermiera. Ma non è raggiungibile. Chiamo MPM. Mi dice che sua madre è fuori Alassio e non è raggiungibile. A questo punto, la cosa più logica è chiamare l'ospedale. Provo. Dopo sei minuti di attesa riesco a parlare con la centralinista. Sbuffa. Spiego il problema. Sbuffa di nuovo, ma intanto cerca di passarmi il reparto. Nessuno risponde e la linea cade. Ovviamente non ho il numero diretto. Riprovo col centralino. Passano altri due minuti, questa volta mi risponde un ragazzo. Gentile, non sbuffa. Io però sono già mezza impanicata. Mi chiedo che succede se non mi faccio l'iniezione. Comincio a cristonare al telefono, a sfoggiare doppie zeta, e intanto spiego il mio problema. Mi aspetto che il ragazzo mi mandi a morire, visto che sono sgarbata e mezza isterica, ma lui è un tesoro. Quando al reparto non risponde nessuno mi passa tutti gli altri. Solo che continua a non rispondere nessuno. Mi dà il numero diretto, così che, qualora dovesse cadere la linea, possa provare direttamente io, ma non si arrende e riprova a passarmi tutti i reparti. Finalmente mi risponde un'infermiera. Alleluja. Ormai sono le 16.25, al treno ho rinunciato, mi toccherà prendere quello dopo, e ho il cervello che mi fischia a furia di stare al telefono. Amen. Almeno l'infermiera mi dirà che cosa devo fare. Ma l'infermiera non me lo dice. L'infermiera mi dice che ho sbagliato reparto. Replico che è irrilevante, a me basta che lei sappia fare una puntura. Lei insiste che ho sbagliato reparto e butta giù. Cristo. Mi attacco al telefono e intanto comincio a fare il bagno, se no, visto l'andazzo, finisce che mi perdo pure il treno successivo.
Impiego un ulteriore quarto d'ora per riuscire a parlare con un'infermiera del reparto giusto. Le dico che non c'è l'ago e non so come fare, la siringa appare mozza. E' diversa rispetto a quelle che avevo usato due anni fa e non so come fare. Lei mi dice che l'ago c'è, ma devo rimuovere il dispositivo di sicurezza. Mi spiega come. Lo rimuovo. Alla fine sono così felice di trovare effettivamente l'ago sotto il cappuccio che mi dimentico di disinfettare e me lo pianto direttamente nella pancia, tipo samurai che fa seppuku. Inietto il liquido. Estraggo. Dopo un paio di attimi comincio a sentire un male cane, ma non mi importa. Sono riuscita a farmi la maledetta puntura. Ahahaha. Ed è a questo punto che trovo questo sms nel cellulare: “Mi scusi. Sono il telefonista del XXXXXX, XXXXXX. Ci siamo sentiti alle ore XXXX. Volevo sapere, visto che l'ho sentita agitata, se aveva risolto. Mi scusi se mi permetto, ma quando succedono queste cose mi incXXXo e mi rovino le giornate anche se non conosco l'utente. Mi scusi ancora e non risponda al messaggio se non le va. Mi scusi ancora.”
Wow.
Sono mezza commossa.
Che tenero.
E aveva pure la voce figa e maschia.
Per un attimo penso di scrivergli: “Sposami!”, poi mi ricordo che sono già maritata. E gli rispondo facendo finta di non essere pazza, né innamorata.
Snif.
P.S.
Per la cronaca. Mentre accadeva tutto questo ho sentito suonare prima il citofono, poi la porta di casa. Non ho risposto. Ero ignuda e in ritardo e comunque ero a casa dei miei (al mattino ero stata in Tribunale a Savona, al pomeriggio dovevo andare all'Anagrafe di Pietra, e, siccome dovevo poi partire per Genova, tanto valeva evitare di tornare ad Alassio), loro non c'erano e di sicuro non era per me. Al diavolo.
Dopo altri dieci minuti ho scoperto che era MPM. Si era precipitato immediatamente da Alassio per accertarsi che andasse tutto bene. Cuori cuori cuori, povero cucciolo.
P.P.S.
Lui mi rinfaccia ancora di averlo lasciato chiuso fuori dalla porta.
Nessun commento:
Posta un commento