SANDMAN
di Neil Gaiman
Il
mio fumetto preferito. Che sembra una fiaba: potente, evocativa,
lirica, ricca di risonanze e permeata dal sincretismo (compaiono dei
di tutte le mitologie e religioni, splendidamente reinterpretati,
inclusi i personaggi biblici), ma che in realtà è un'opera adulta,
a tratti spietata, crudele (ma con tenerezza), che ci insegna a
crescere e a costruire.
Il
protagonista è Sogno (alias Dream, Morfeo, Oneiros...) degli Eterni,
l'incarnazione del sogno, dai molti nomi (come il diavolo) e dal
fascino sovrumano. Qualcosa di più antico di un Dio, e più potente,
che è anche un punto di vista (ma il senso di quest'affermazione si
comprenderà solo alla fine).
I
suoi fratelli sono sei e sono ciascuno la personificazione di un
aspetto della vita umana. Nello specifico: Destino, il maggiore,
responsabile ed arcigno; Death, la morte (la preferita di Sogno, ed
anche la nostra, che si presenta come un'adolescente alternativa in
stile gotico, dolcissima e saggia, protagonista di qualche storia
sua); Distruzione, il fratellone che tutti vorrebbero avere (benché
di Morfeo, il terzogenito, sia il fratellino), e che al momento è un
po' in crisi per ragioni personali; i gemelli Desiderio (che è sia
uomo che donna, oltre che odioso/a) e Disperazione (tenerissima); e
infine la più piccola, l'adorabile Delirio, con un occhio diverso
dall'altro, che un tempo era Delizia, ma che poi è cambiata, pur
rimanendo “Del”.
Ognuno
di loro è stupendamente caratterizzato, dotato di attributi, di un
Dominio e scopi propri, legati in parte allo status, in parte alla
personalità, sfaccettata e piene di contraddizioni. Quella di Sogno
più di di tutti.
Quando
lo conosciamo è un egoista, possessivo, freddo e vendicativo, ma
presto (be', relativamente... in effetti, impiega svariati secoli)
apprende dalla sofferenza, sua e altrui, ed evolve, fino a che noi
cominciamo ad amarlo in modo totale e disperato (mentre i gemelli
Desiderio e Disperazione, l'uno/a il contraltare dell'altra, ci
strizzano l'occhio).
E
con la crescita del protagonista cresce anche la trama, che diviene
vieppiù complessa e stratificata, colma di significati nascosti,
scoperte shockanti e trovate meravigliose, ammiccamenti a Shakespeare
e collegamenti vari, anche concernenti altri fumetti, ad esempio
l'intenso Swamp Thing di Alan Moore.
Come
accennato, il mio fumetto preferito, contraddistinto dalla poesia e
dalla potenza immaginativa, dalla concezione “filosofica” alla
sua base (ad esempio in ordine all'aldilà o al divino), dai molti
livelli di lettura, dalla trama costruita su più piani,
dall'intensità dei personaggi (anche quelli minori hanno il loro
fardello e sovente divengono protagonisti di serie proprie... da
Lucifero a Caino e Abele), splendidamente analizzati dal punto di
vista psicologico,
Magnifica
la storia nei suoi tratti generali e di ampio respiro, e splendide le
digressioni, le sottotrame, gli episodi singoli, in cui troviamo
corvi, mostri, streghe, bibliotecari, diavoli, dei, e principesse
delle fate (già solo il Paese del Sogno, Dominio di Morfeo, è pura
meraviglia) nonché, per dire, Batman e John Constantine.
In
quanto ai disegnatori, invece (sebbene questo sia un fumetto che si
legge soprattutto per i pregi contenutistici), se ne avvicendano
molti (a me non piacciono tutti: alcuni sono davvero troppo
stilizzanti ed inclini alla spigolosità, benché pullulino i nomi
illustri), svetta il nome di Dave McKean, copertinista e autore del
tomo finale, “La veglia”.
Mckean
è un genio e padroneggia pressoché qualunque tecnica di
rappresentazione su carta, e così si diverte a mescolare collage,
fotografia, pittura etc. dando luogo ad uno stile particolarissimo e
originale, che sembra forgiato davvero nel sogno e nell'inconscio.
Dieci
volumi (più qualche chicca sparsa, almeno se il riferimento
all'edizione Magic Press, ormai soppiantata da lussuosi Omnibus) di
tripudio, estasi e rapimento, tra horror e fantasy del miglior Neil
Gaiman...
Sono
anni che non ne rileggo uno, ma ricordo benissimo che mentre lo
facevo qualunque problema, cruccio o ansia avessi scompariva,
permettendomi di toccare i vertici dell'Assoluto. E di obliare il
resto, qualunque fosse.
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