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giovedì 7 agosto 2014

Ci insegna a crescere


SANDMAN
di Neil Gaiman
 

Il mio fumetto preferito. Che sembra una fiaba: potente, evocativa, lirica, ricca di risonanze e permeata dal sincretismo (compaiono dei di tutte le mitologie e religioni, splendidamente reinterpretati, inclusi i personaggi biblici), ma che in realtà è un'opera adulta, a tratti spietata, crudele (ma con tenerezza), che ci insegna a crescere e a costruire.

Il protagonista è Sogno (alias Dream, Morfeo, Oneiros...) degli Eterni, l'incarnazione del sogno, dai molti nomi (come il diavolo) e dal fascino sovrumano. Qualcosa di più antico di un Dio, e più potente, che è anche un punto di vista (ma il senso di quest'affermazione si comprenderà solo alla fine).

I suoi fratelli sono sei e sono ciascuno la personificazione di un aspetto della vita umana. Nello specifico: Destino, il maggiore, responsabile ed arcigno; Death, la morte (la preferita di Sogno, ed anche la nostra, che si presenta come un'adolescente alternativa in stile gotico, dolcissima e saggia, protagonista di qualche storia sua); Distruzione, il fratellone che tutti vorrebbero avere (benché di Morfeo, il terzogenito, sia il fratellino), e che al momento è un po' in crisi per ragioni personali; i gemelli Desiderio (che è sia uomo che donna, oltre che odioso/a) e Disperazione (tenerissima); e infine la più piccola, l'adorabile Delirio, con un occhio diverso dall'altro, che un tempo era Delizia, ma che poi è cambiata, pur rimanendo “Del”.

Ognuno di loro è stupendamente caratterizzato, dotato di attributi, di un Dominio e scopi propri, legati in parte allo status, in parte alla personalità, sfaccettata e piene di contraddizioni. Quella di Sogno più di di tutti.

Quando lo conosciamo è un egoista, possessivo, freddo e vendicativo, ma presto (be', relativamente... in effetti, impiega svariati secoli) apprende dalla sofferenza, sua e altrui, ed evolve, fino a che noi cominciamo ad amarlo in modo totale e disperato (mentre i gemelli Desiderio e Disperazione, l'uno/a il contraltare dell'altra, ci strizzano l'occhio).

E con la crescita del protagonista cresce anche la trama, che diviene vieppiù complessa e stratificata, colma di significati nascosti, scoperte shockanti e trovate meravigliose, ammiccamenti a Shakespeare e collegamenti vari, anche concernenti altri fumetti, ad esempio l'intenso Swamp Thing di Alan Moore.

Come accennato, il mio fumetto preferito, contraddistinto dalla poesia e dalla potenza immaginativa, dalla concezione “filosofica” alla sua base (ad esempio in ordine all'aldilà o al divino), dai molti livelli di lettura, dalla trama costruita su più piani, dall'intensità dei personaggi (anche quelli minori hanno il loro fardello e sovente divengono protagonisti di serie proprie... da Lucifero a Caino e Abele), splendidamente analizzati dal punto di vista psicologico,

Magnifica la storia nei suoi tratti generali e di ampio respiro, e splendide le digressioni, le sottotrame, gli episodi singoli, in cui troviamo corvi, mostri, streghe, bibliotecari, diavoli, dei, e principesse delle fate (già solo il Paese del Sogno, Dominio di Morfeo, è pura meraviglia) nonché, per dire, Batman e John Constantine.

In quanto ai disegnatori, invece (sebbene questo sia un fumetto che si legge soprattutto per i pregi contenutistici), se ne avvicendano molti (a me non piacciono tutti: alcuni sono davvero troppo stilizzanti ed inclini alla spigolosità, benché pullulino i nomi illustri), svetta il nome di Dave McKean, copertinista e autore del tomo finale, “La veglia”.

Mckean è un genio e padroneggia pressoché qualunque tecnica di rappresentazione su carta, e così si diverte a mescolare collage, fotografia, pittura etc. dando luogo ad uno stile particolarissimo e originale, che sembra forgiato davvero nel sogno e nell'inconscio.

Dieci volumi (più qualche chicca sparsa, almeno se il riferimento all'edizione Magic Press, ormai soppiantata da lussuosi Omnibus) di tripudio, estasi e rapimento, tra horror e fantasy del miglior Neil Gaiman...

Sono anni che non ne rileggo uno, ma ricordo benissimo che mentre lo facevo qualunque problema, cruccio o ansia avessi scompariva, permettendomi di toccare i vertici dell'Assoluto. E di obliare il resto, qualunque fosse.

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