IL
GIARDINO SEGRETO
di Frances Hodgson Burnett
Mary
Lennox ha undici anni quando rimane orfana di entrambi i genitori e
deve trasferirsi dall'India, dove è scampata al colera, in un
vecchio castello in Inghilterra, dallo zio Archibald, che
apparentemente abita solo con la servitù. Mary è magra,
bruttarella, non proprio simpaticissima (eppure se sei piccola e
viziata non fai fatica ad immedesimarti in lei), con un sacco di
infelicità sulle spalle. Per giunta pare destinata alla solitudine,
in un mondo di adulti che hanno altro da fare.
Ma
le cose cominciano a cambiare, cambia Mary (che alla fin fine diviene
persino graziosa, oltre che allegra e disponibile: sarà una
sciocchezza, ma quando ero una bambina consideravo il punto
fondamentale per un'eroina) e cambiano le sue prospettive quando
comincia a seguire i consigli di Martha, una giovane cameriera dal
carattere dolce, e a scoprire i misteri del castello. Come quello del
giardino chiuso da anni, il cui ingresso è stato occultato, e quei
lamenti nella notte, quei pianti che non si capisce da dove
provengano e che pare non udire nessuno. Fino a che Mary non decide
di seguirli, individuandone l'origine...
Romanzo
per l'infanzia tra i più belli e positivi, in cui la protagonista,
pur conoscendo il dolore, non viene maltrattata o vessata e a poco a
poco trova le risorse (e gli amici) per superare ogni difficoltà,
costruendosi qualcosa di suo, oltre a portare ordine in un contesto
decadente, che contribuisce a far rifiorire.
(l'autrice ritratta dal nostro illustratore)
Un
libro che ci insegna che spesso la soluzione migliore è dentro di
noi, che per quanto siamo infanticelli e derelitti possiamo sempre
dimostrarci autonomi, e che è preferibile costruire, anziché
disperarsi, rendendo proprio qualcosa che dovrà essere forgiato ed
accudito, e che quindi diverrà parte di noi. Che sia un giardino, o
una preziosa amicizia. O più di una, magari.
Quando
ero piccola era il mio romanzo preferito: la protagonista viveva
un'avventura romantica e avvincente che avrei sognato, se mi fosse
venuta in mente, e che, astrattamente, poteva quasi essere possibile,
visto che non tirava in ballo magie o creature fatate. Che pure ci
sono lo stesso, in ogni pagina dall'atmosfera incantata, ma
realistiche, come il pettirosso o Dickon, il contadinello dodicenne.
E poi ci sono la tematica dell'amicizia e quella della natura, l'inno
alla libertà dei bambini (rivoluzionaria, se si pensa che l'opera
risale al 1910) e i giochi dell'infanzia, mentre Colin, il ragazzino
che teme di diventare gobbo, è uno dei personaggi della letteratura
per fanciulli che più mi ha colpito, così struggente, capriccioso e
poetico.
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