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venerdì 8 agosto 2014

L'inno alla libertà dei bambini


IL GIARDINO SEGRETO
di Frances Hodgson Burnett
 
 
Mary Lennox ha undici anni quando rimane orfana di entrambi i genitori e deve trasferirsi dall'India, dove è scampata al colera, in un vecchio castello in Inghilterra, dallo zio Archibald, che apparentemente abita solo con la servitù. Mary è magra, bruttarella, non proprio simpaticissima (eppure se sei piccola e viziata non fai fatica ad immedesimarti in lei), con un sacco di infelicità sulle spalle. Per giunta pare destinata alla solitudine, in un mondo di adulti che hanno altro da fare.

Ma le cose cominciano a cambiare, cambia Mary (che alla fin fine diviene persino graziosa, oltre che allegra e disponibile: sarà una sciocchezza, ma quando ero una bambina consideravo il punto fondamentale per un'eroina) e cambiano le sue prospettive quando comincia a seguire i consigli di Martha, una giovane cameriera dal carattere dolce, e a scoprire i misteri del castello. Come quello del giardino chiuso da anni, il cui ingresso è stato occultato, e quei lamenti nella notte, quei pianti che non si capisce da dove provengano e che pare non udire nessuno. Fino a che Mary non decide di seguirli, individuandone l'origine...

Romanzo per l'infanzia tra i più belli e positivi, in cui la protagonista, pur conoscendo il dolore, non viene maltrattata o vessata e a poco a poco trova le risorse (e gli amici) per superare ogni difficoltà, costruendosi qualcosa di suo, oltre a portare ordine in un contesto decadente, che contribuisce a far rifiorire.

(l'autrice ritratta dal nostro illustratore)

Un libro che ci insegna che spesso la soluzione migliore è dentro di noi, che per quanto siamo infanticelli e derelitti possiamo sempre dimostrarci autonomi, e che è preferibile costruire, anziché disperarsi, rendendo proprio qualcosa che dovrà essere forgiato ed accudito, e che quindi diverrà parte di noi. Che sia un giardino, o una preziosa amicizia. O più di una, magari.

Quando ero piccola era il mio romanzo preferito: la protagonista viveva un'avventura romantica e avvincente che avrei sognato, se mi fosse venuta in mente, e che, astrattamente, poteva quasi essere possibile, visto che non tirava in ballo magie o creature fatate. Che pure ci sono lo stesso, in ogni pagina dall'atmosfera incantata, ma realistiche, come il pettirosso o Dickon, il contadinello dodicenne. E poi ci sono la tematica dell'amicizia e quella della natura, l'inno alla libertà dei bambini (rivoluzionaria, se si pensa che l'opera risale al 1910) e i giochi dell'infanzia, mentre Colin, il ragazzino che teme di diventare gobbo, è uno dei personaggi della letteratura per fanciulli che più mi ha colpito, così struggente, capriccioso e poetico.

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