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martedì 7 aprile 2015

Disseminato di indizi

REVIVAL
di Stephen King


Non il più bel romanzo del Re, ma senz'altro un buon libro, con una storia emozionante, che cattura dalle prime righe, pone alcuni fondamentali interrogativi, e tiene compagnia sino alla fine.
Il romanzo di una vita, di una crescita, di morti ingiuste, di sbandamenti e dolori, con picchi di autobiografismo e momenti molto lieti, poco splatter, ma tanto mistero, permeato di un'angoscia sottile, che diviene vieppiù claustrofobica e soffocante, fino al climax entusiasmante delle ultime pagine.
L'inizio, con l'infanzia del protagonista, Jamie, nella sua numerosa e colorita famiglia, è la parte che preferisco, perché, come sempre, King riesce a riempirla di incanto, di “magia ai lati”. E anche se, forse, non succede granché dal punto di vista “orrorifico”, te la godi un sacco, e ti sembra di respirare la tua gioventù. Non perché ti siano capitate le stesse cose, o tu sia vissuto in quegli anni, ma perché lo sguardo con cui le vicende vengono narrate, probabilmente è lo stesso che avevamo tutti: innocente e assoluto, propenso alla meraviglia!
Pure il “nemico” di turno non è male, il Reverendo Jacobs, che per certi versi ci sentiamo di comprendere e di giustificare, e a cui per altri siamo legati da un profondo affetto e riconoscenza (sebbene...), e che ugualmente, man mano, ci suscita sempre più ribrezzo, incrinandoci qualcosa dentro.
Mi piace, poi, come tutta la parte centrale del romanzo sia disseminata di “indizi”, riferimenti “neri”... come l'orrore si prepari a poco a poco, e come continui ad affascinarci e incuriosirci con le “statistiche” dei miracolati, che non rivelano, ma insistentemente suggeriscono per poi esplodere nella parte finale, senza deludere...
Anche tutta questa faccenda dell'elettricità è stuzzicante, e poi, naturalmente, le solite frasi sibilline, di grande effetto (la porta coperta di edera con le foglie morte, la Madre e via dicendo)...
Ho apprezzato, poi, l'omaggio a Lovecraft (e non solo a lui: come rivela la dedica, si possono intuire molti altri echi), benché abbia trovato poco convincenti le simil-formiche... Ma pazienza, nel complesso la storia funziona alla grande, i personaggi sono interessanti, ben costruiti, e ci sono ombre e luci piacevolmente alternate, oltre, naturalmente, allo stile magistrale di Stephen King...
Deliziosi, infine, i piccoli ammiccamenti a Joyland e alla Torre Nera (cui comunque, il finale, sembra in parte rimandare) – si vedano i nomi delle Band – e la passione musicale con “la roba che inizia in mi”...
Da leggere.
Per ritrovare il passato e l'innocenza (anche, su un altro piano, del genere horror).
Per affrontare la corruzione dell'animo.

Perché, semplicemente, è una bella avventura.

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