REVIVAL
di Stephen King
Non
il più bel romanzo del Re, ma senz'altro un buon libro, con una
storia emozionante, che cattura dalle prime righe, pone alcuni
fondamentali interrogativi, e tiene compagnia sino alla fine.
Il
romanzo di una vita, di una crescita, di morti ingiuste, di
sbandamenti e dolori, con picchi di autobiografismo e momenti molto
lieti, poco splatter, ma tanto mistero, permeato di un'angoscia
sottile, che diviene vieppiù claustrofobica e soffocante, fino al
climax entusiasmante delle ultime pagine.
L'inizio,
con l'infanzia del protagonista, Jamie, nella sua numerosa e colorita
famiglia, è la parte che preferisco, perché, come sempre, King
riesce a riempirla di incanto, di “magia ai lati”. E anche se,
forse, non succede granché dal punto di vista “orrorifico”, te
la godi un sacco, e ti sembra di respirare la tua gioventù. Non
perché ti siano capitate le stesse cose, o tu sia vissuto in quegli
anni, ma perché lo sguardo con cui le vicende vengono narrate,
probabilmente è lo stesso che avevamo tutti: innocente e assoluto,
propenso alla meraviglia!
Pure
il “nemico” di turno non è male, il Reverendo Jacobs, che per
certi versi ci sentiamo di comprendere e di giustificare, e a cui per
altri siamo legati da un profondo affetto e riconoscenza
(sebbene...), e che ugualmente, man mano, ci suscita sempre più
ribrezzo, incrinandoci qualcosa dentro.
Mi
piace, poi, come tutta la parte centrale del romanzo sia disseminata
di “indizi”, riferimenti “neri”... come l'orrore si prepari a
poco a poco, e come continui ad affascinarci e incuriosirci con le
“statistiche” dei miracolati, che non rivelano, ma
insistentemente suggeriscono per poi esplodere nella parte finale,
senza deludere...
Anche
tutta questa faccenda dell'elettricità è stuzzicante, e poi,
naturalmente, le solite frasi sibilline, di grande effetto (la porta
coperta di edera con le foglie morte, la Madre e via dicendo)...
Ho
apprezzato, poi, l'omaggio a Lovecraft (e non solo a lui: come rivela
la dedica, si possono intuire molti altri echi), benché abbia
trovato poco convincenti le simil-formiche... Ma pazienza, nel
complesso la storia funziona alla grande, i personaggi sono
interessanti, ben costruiti, e ci sono ombre e luci piacevolmente
alternate, oltre, naturalmente, allo stile magistrale di Stephen
King...
Deliziosi,
infine, i piccoli ammiccamenti a Joyland e alla Torre Nera (cui
comunque, il finale, sembra in parte rimandare) – si vedano i nomi
delle Band – e la passione musicale con “la roba che inizia in
mi”...
Da
leggere.
Per
ritrovare il passato e l'innocenza (anche, su un altro piano, del
genere horror).
Per
affrontare la corruzione dell'animo.
Perché,
semplicemente, è una bella avventura.
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