BELLEZZA
di Kerascoët
e Hubert
Se
ho impiegato tanto a recensirlo è perché il mio fumettivendolo di
fiducia ha dovuto riordinarmelo... Benché Kerascoët
mi piaccia, infatti, non
avevo richiesto “Bellezza” quando avevo esaminato l'Anteprima: la
trama mi destava troppe perplessità. Sembrava la solita fiaba trita
con la protagonista brutta e sventurata, per giunta con un nome
orribile – Baccalà –, che poi ottiene l'avvenenza in
dono dalle fate e può finalmente sposare il Principe Azzurro... E
chi se ne cale!
Solo
che quando ho visto il volume... era così esteticamente perfetto,
pur avvolto nel cellophan, che non ho potuto resistere e siamo andati
al riordino! Grazie al cielo, perché a livello contenutistico è
un'opera ben diversa da quel che paventavo! L'incipit è quello, sì,
ma gli sviluppi assai peculiari: la fata che cambia la vita a Baccalà
– Mab, guarda un po' – non è per niente buona – a pagina 42,
per citare un dettaglio senza fare spoiler, la vediamo mentre si
nutre beatamente delle viscere di un uomo morto – e quello che
toccherà alla protagonista – che non è né profonda né
intelligente, e come eroina positiva lascia molto a desiderare –
non è un bel regalo ma una sorta di maledizione, che solo
apparentemente la condurrà alla felicità...
Gli
uomini, infatti, impazziscono per lei (non bella, in realtà, ma che
appare tale) e sono disposti ad uccidere, a tradire, a rovinarsi pur
di averla, e, perché no, anche a violentarla.... Le donne sono
gelose, invidiose, pronte a deturparla, e, in generale, non agiscono
meglio... Insomma, ne vediamo di tutti i colori: Regni distrutti,
villaggi devastati, morti, decapitazioni, con qualche delicato
accento splatter (più sottinteso che descritto) a dispetto della
grazia sognante del disegno...
Ma
anche quando pensiamo di aver capito quale direzione prenderà la
storia, senza dispiacerci troppo per la sua ferocia e per la sua
amara cupezza (anzi...), Baccalà – ora chiamata Bellezza – saprà
sorprenderci, imparare dai suoi errori, agirà anziché subire o
prestarsi all'inganno, e le prospettive miglioreranno...
Insomma,
non un banale racconto d'amore con personaggi tagliati con il
coltello, ma una narrazione sul male, se vogliamo, sulle sue
accezioni, sulla meschineria degli uomini, delle donne e delle fate,
sull'apparenza e sul suo discutibile valore (come, alla fine, ci
insegnano Eudes e, dal principio, il dolce Pierre)... Una
protagonista miserella, fuori come dentro, che poi trova se stessa,
grazie alla figlia, brutta, ma perspicace e acuta.
E
non mancano nemmeno altri personaggi interessanti, che, almeno
parzialmente, si sottraggono alla regola della malvagità (Claudine,
ad esempio, o Pierre), o che, pur non solo per meriti propri,
riescono a riscattarsene o a maturare (come Eudes o la stessa
Baccalà), e poi questa rappresentazione del Piccolo Popolo,
particolare, sofisticata e minuziosa, che ci fa pensare ai dipinti di
Bosch, la preziosa bicromia delle pagine, i colpi di scena, la
crescita dei personaggi...
Anche
se, riflettendo, non di sola malvagità si può parlare, perchè la
gamma dei sentimenti/qualità/passioni coinvolti è molto più vasta
e più sfaccettata...
Ma
ad essere vergognoso è che anche io (ora pronta a puntare il dito),
come già ammesso, ho acquistato il volume principalmente perché lo
trovavo “bello”, pur diffidando (a torto) dei suoi contenuti...
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