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giovedì 16 aprile 2015

Un concentrato di pungolature e cattiverie


CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?
di Edward Albee
 
 
Che poi è la versione degli esasperati coniugi Martha e George di “Who afraid a big bad wolf?”... Ma qui non ci sono i tre porcellini, non c'è Ezechiele e nemmeno Walt Disney: piuttosto un amaro e graffiante spaccato della folle vita matrimoniale della borghesia americana!

Conosciamo, dunque, due coppie di coniugi, una giovane e l'altra meno, Martha e George, appunto, i padroni di casa, e dato che l'atmosfera è cupa – e feroce e vagamente squilibrata – al posto del grande lupo cattivo, ci mettiamo la povera scrittrice!

Il dramma è un concentrato di pungolature e cattiverie, in cui i ruoli si alternano, si invertono, e il marcio non fa che salire a galla, confidato o confessato, o semplicemente carpito, e presto raggiunto da altro marcio, in un agonizzante gioco al massacro ...

E anche chi, in apparenza, ci sembra solo ingenuo e frastornato, rivelerà presto i suoi tristi retroscena, i suoi oscuri segreti...

L'opera è geniale e semplice ad un tempo, cambia frequentemente registro, virando dal grottesco al patetico, dal brillante all'isterico, prestandosi ad una molteplicità di interpretazioni (c'è chi sostiene che la coppia giovane, Nick e Honey, in realtà non esista e sia la proiezione di Martha e George), ma mantenendo sempre gli artigli ben affilati, pronti a colpire...

Non importa se ci sono solo quattro personaggi e se come opera teatrale è relativamente lunga, con dialoghi fitti... il lettore la divorerà (e ne sarà divorato)!

Ci sono poi pregevolissimi picchi di angosciante assurdità (la faccenda del figlio immaginario che George decide di far morire), di delirio e di tragedia personale, relativa alla coppia come all'individuo...

Indiscutibile la finezza psicologica del suo autore.

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