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venerdì 10 aprile 2015

Pura suggestione visionaria


IL MARE DI LEGNO
di Jonathan Carroll
 
 
Sofisticato ed elegante, con punte di genuino paradosso, nonché uno dei miei romanzi preferiti in assoluto, che riunisce i pregi dei classici e quelli del romanzo di intrattenimento perché sì, diverte e accompagna il lettore con una trama accattivante e armoniosa, che oscilla tra mystery, surrealtà e terrore, mescolando di tutto sul piano immaginifico... ma solletica altresì interrogativi esistenziali che offrono prospettive insolite e panorami ignoti, che vanno oltre la pagina scritta, sconvolgendo i pensieri e le sensazioni e coinvolgendo più livelli di lettura per sfociare in una fine analisi psicologica...

Invero, non ho capito la fine (che mi è parsa un poco frettolosa), e ci sono molti nodi che mi sembrano irrisolti: posso interpretare, darmi delle spiegazioni, ma nessuna mi soddisfa e ognuna mi pare farraginosa...

Non un'opera perfetta, dunque, e anche lo stile non è eccezionale – non rilevo mancanze, solo non mi ha colpito per la sua trascendente bellezza, per quanto sia fluido, onesto e scorrevole (oppure è eccezionale proprio per questo, per quanto riesca a non essere invasivo?) – ...dunque, alla luce di ciò, potete immaginare quanto sia potente e strabiliante la trama?

No, non potete. Dovete proprio verificarlo di persona: perché non assomiglia a nulla di scritto ed è un tripudio di immaginazione e “concettualità filosofica”, che, miracolosamente, riesce a restare in equilibrio senza crollare e senza contraddirsi.

Del resto il libro mi ha sedotta da subito, con questo cane a tre gambe – chiamato Antica Virtute – che muore per poi ricomparire e innescare una serie di stranezze incongrue... Pare di respirare l'aria di un sogno, ma uno di quelli fatti da svegli, ricchi di risvolti inquietanti e significativi, che tuttavia non riesci a decifrare del tutto perché sono impalpabili, eppure ti rivelano su te stesso – come individuo e come generico essere vivente – più di quanto non faccia qualunque verità...

L'atmosfera è pura suggestione visionaria e il carismatico Frannie McCabe, capo della polizia di Crane's View, è forse il miglior personaggio di Carroll...

Ammettiamolo, però, per quanto ami follemente questo scrittore, “Il mare di legno” è stato uno dei suoi primi romanzi che ho letto e può darsi sia per questo che il mio giudizio è così generoso (oltreché per l'affetto verso il protagonista)... “Mele bianche” è costruito meglio e tocca questioni a me più care, “Il paese delle pazze risate” risulta più complesso e più sferzante, tuttavia, temo, assai acriticamente, che “Il mare di legno” resterà comunque il mio libro di Carroll prediletto!

Se pure io l'abbia degustato avulso dal resto della sua produzione (che ho poi recuperato a posteriori) si tratta del terzo volume della trilogia di Crane's View (e tante tematiche, come i molti “io di età diverse” con cui il nostro eroe dovrà confrontarsi, torneranno anche nelle opere successive) per cui consiglio di leggere prima i precedenti: “Ciao, Pauline!” e “Il matrimonio dei fiammiferi”, in cui Frannie compare, ma solo in qualità di comprimario (e magari sono state proprio queste lacune a determinare il mio smarrimento nelle ultime pagine)...

Ve lo prometto, sarà meraviglioso: come se vi faceste di un migliaio di droghe insieme, senza effetti collaterali e rimanendo lucidi!

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