DIARIO
MINIMO
di Umberto Eco
Una
raccolta di scritti fulminei, brevissimi, redatti, all’incirca, tra
gli anni 60 e 70, ma sempre attuali, all’insegna dell’ironia e
dell’ammiccamento, tra il divertissement, il saggio, la notazione e
la parodia…
Imperdibili!
Si
comincia con Nonita,
che occhieggia a “Lolita” di Nabokov (Humbert, Humbert…),
invertendone i canoni, si continua con la Fenomenologia
di Mike Bongiorno
(all’epoca, anni 60 circa, all’apice del successo), ossia alla
fenomenologia del mediocre, cui però tutti ambiscono, che invidiano,
osannano, ammirano… Proprio perché è quel che è! Si procede con
l’Elogio a Franti,
il cattivissimo ragazzaccio di “Cuore” di Edmondo de Amicis,
finalmente visto da una prospettiva inedita, e si conclude – alla
grande – con le sganasciosissime Dolenti
Declinare (rapporti di lettura all’editore), ove
vedremo bocciare, sovente senza possibilità di appello, i capolavori
della letteratura mondiale, in quanto – ahimè – impubblicabili…
Da
la Bibbia all’Iliade, a La Divina Commedia…
Solo
che in mezzo c’è di tutto, questi sono solo i brani che ho
prediletto io… Ma, per dire, pure la recensione di “Lady
Chatterley” è uno spasso, così l’articoletto su “I Promessi
Sposi” di Joyce…
Un
libro colto, dunque, ma anche scherzoso, ameno, il cui segreto è conoscere l’argomento e i riferimenti, altrimenti si rischia di
smarrirsi…
Ma
anche di incuriosirsi e scoprire nuovi appigli intellettuali, perché,
si sa, l’ignorante non è tanto chi non sa, ma chi non vuol sapere…
Ebbene?
Non
mi resta che recuperarmi il Secondo Diario Minimo, e, già che ci
sono, portarmi avanti con “La bustina di Minerva”…
Per
solleticare la pancia e il cervello!
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