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martedì 26 luglio 2016

Un classico che non fa per me

IL GIORNO DELLA CIVETTA
di Leonardo Sciascia


Non so che farci, proprio non mi piace.
Lo so. È un classico, un capolavoro, non privo di una certa coloritura e connotato da un’enorme importanza sociale, significativo, illuminante, dai molteplici risvolti… ma io non lo digerisco.
Un po’ è l’argomento che non mi prende, la Mafia, l’omertà, etc., un po’ il genere, i gialli/polizieschi non mi attizzano proprio, un po’ lo stile dell’autore: frasi troppo lunghe, involute, spezzate, in cui mi perdo e soprattutto perdo interesse.
Nemmeno i personaggi mi appassionano.
Che devo farci?
La prima volta l’ho letto in terza Media. Mi ha annoiata a morte, e a tratti il mio cervello si è scollegato, così che non ho compreso appieno tutti i passaggi.
Qualche anno fa ho deciso di concedergli una seconda possibilità, convinta che la colpa fosse mia, che alle Medie non fossi stata nella giusta disposizione d’animo o fossi troppo giovane (anche se il romanzo è brevissimo, e l’avevamo letto tutti in classe, come libro di narrativa ufficiale, senza contare che a molti era piaciuto), immatura, piena di pregiudizi…
Purtroppo, però, non è cambiato niente.
Ho faticato ad arrivare alla fine.
Certo, ogni tanto sono incappata in un brano apprezzabile o in una frase che mi ha colpito, in una bella riflessione, in una descrizione sfolgorante, e ho apprezzato la fine, dolente e ineluttabile…
Ma poi?
La trama mi è evaporata in testa, mi è rimasta solo qualche eco vacua.
Aspetterò un’altra decina di anni e poi sarà la volta della terza possibilità.
Ma sono scettica.

E non credo ne concederò una quarta, nonostante sia una zuccona testarda...

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