IL
MISTERO DELLA SEDIA A ROTELLE
di Laura Mancinelli
Vale
a dire la prima avventura del Commissario Florindo Flores... Un
giallo, quindi. E che ci fa qui, giacché il giallo non è il mio
genere?
Diciamo
che ci è capitato per caso, ma che comunque il libro è carino,
oltre che brevissimo.
La
trama stessa è abbastanza sui generis, con tocchi surreali: nel Po
vengono trovati tre cadaveri. Tutti uguali, salvo che per un porro
che si sposta o non c'è. Riconosciuti come il più famoso semiologo
italiano (immagino che all'epoca Umberto Eco si sia fatto quattro
risate), ma di fatto non identificati ufficialmente.
E
infatti il semiologo non è morto e non è stato commesso alcun
omicidio...
Incomprensibile?
Apparentemente sì, ma la figura imbacuccata (uomo o donna?) che si
aggira nei paraggi sulla sedia a rotelle può fornirci tutte le
spiegazioni.
Un
romanzo carino, appunto, forse un po' pedante in alcuni passaggi (non
c'è bisogno di riepilogare la vicenda di continuo), ma estremamente
snello, semplice, curioso, con una scrittura ironica e tranquilla,
molte macchiette e pochi fronzoli, che ci strapperanno diversi
sorrisi.
In
quanto a lui, a Florindo Flores, non arriviamo a conoscerlo fino in
fondo, ma empatizziamo: perché è un tipo qualsiasi, stanco,
ingenuo, amante dei fiori, imbranato, ma lavoratore. Alle prese, per
giunta, con problemi assurdi, quali lo smaltimento di cadaveri che...
proprio cadaveri non sono. Quindi né i cimiteri né gli obitori li
vogliono.
Una
perfetta lettura estiva.
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