ELFI,
FATE E POOKA
di Wirt Sikes
Vale
a dire “Folklore, mitologia, leggende e tradizioni fatate del
Galles”.
Si
parla, dunque, dei Tylwyth Teg, cercando di darne una
classificazione, per quanto arbitraria (Elfi, Fate delle Miniere,
Fate delle case, fate dei laghi e dei corsi d’acqua, Fate delle
Montagne) ed al contempo di non perdere la meraviglia del racconto,
indugiando su storie e testimonianze, effettuando confronti con
Shakespeare, e prestando attenzione a varianti e motivi ricorrenti,
soffermandosi altresì sulle abitudini delle Fate, sulle loro
origini, su musiche e anelli fatati.
Un
patrimonio incredibile, che può avere connotazioni fiabesche e
gentili, come buffe e bizzose, o addirittura virare in contesti
diabolici, quasi in stile horror, sicuramente inquietanti, che
possono far rabbrividire più di una novella di Stephen King...
E
se in principio la prosa dell’autore potrà apparirci desueta e
datata, appena ci addentreremo nella materia la troveremo invece
scorrevole, semplice e perfettamente adatta all’argomento. Con un
tocco antico, a colorir le trame, ma tale da non comprometterne la
freschezza e la magia.
Lettura
gradevole, quindi, curiosa, per un volume breve ma esauriente, che
vanta pure qualche illustrazione in bianco e nero. Unica difficoltà,
forse, i nomi gallesi, spesso impronunciabili e poveri di vocali, ma
suggestivi e non privi di una loro melodiosità.
Un’opera
peculiare, che sa di svago, ma anche di erudizione, che può essere
letta dai neofiti – il lettore viene infatti guidato con pazienza
nei meandri delle leggende e dei miti – come da chi del tutto a
digiuno di folklore non è, visto che è abbastanza dettagliata da
rivelare, magari, qualcosa di nuovo, e che comunque ha il pregio di
essere sistematica e puntuale.
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