OSSESSIONE
di Stephen King
Uno
dei suoi romanzi meno conosciuti, uno dei primi, pubblicato con lo
pseudonimo di Richard Bachman, successivamente ritirato dal mercato
per evitare scriteriate emulazioni.
Se
non uno dei più belli (non mi sbilancio solo perché è passato
troppo tempo da quando l'ho letto), per quanto mi riguarda, uno dei
più interessanti, proprio per via dell'argomento.
Charlie
Decker, un liceale, apparentemente come tutti gli altri, va a scuola,
uccide il suo professore di matematica e tiene in ostaggio la sua
classe costringendola ad una sorta di liberatoria terapia di gruppo,
con al centro la sua vita, a base di flashback e rivelazioni, fatte
di normali solitudini e di incomprensioni familiari. E mentre le
forze dell'ordine si assiepano all'esterno gli studenti si sfogano,
esternando a loro volta le loro problematiche, che di norma se ne
stanno ben nascoste nell'oscurità, proprio in quanto normali e, in
un qualche modo, alimentano quella che è la finzione generale, ossia
la vita.
Okay,
lo ammetto, la faccenda del disagio giovanile e di quel “clic”
che, quando scatta, a prescindere dall'età, ti porta a sbroccare mi
affascina.
Tuttavia
non si tratta solo di questo, ma altresì dell'approfondimento
psicologico e sociologico che di norma connota il miglior King, il
quale, quando si affranca dalle etichette che gli sono state imposte,
rende al meglio, e va davvero in profondità. Inoltre, in questo
caso, riuscendo addirittura ad emanciparsi dalle sue inclinazioni
all'autocompiaciuto virtuosismo in favore di uno stile più sobrio ed
essenziale, risulta pure più efficace.
E'
vero che ho letto questo romanzo quando ero alle Medie, che è
passato un mucchio di tempo e che forse è anche per via dell'età
che ne ero stata tanto attratta, ma è uno di quei pochi libri che
intendo, prima o poi, rileggere.
Nonostante
l'amarezza dei sogni infranti e il canto dolente della precarietà
degli equilibri della condizione umana, infatti, l'avevo trovato
catartico, intenso e scioccante, e pur faticando ad immedesimarmi
(mea culpa: non mi sono mai sentita molto normale. Mi sono sempre
considerata solo io, con le mie regole e la mia direzione, avulsa dal
mondo, quindi sta faccenda della patina di finzione mi era suonata un
po' estranea) mi era sembrato onesto e rivelatorio.
Ma
se scrivo questo post non è tanto per farne una recensione, quanto
perché trovo assurdo, ipocrita e vigliacco che si possa imputare ad
un romanzo quel famigerato clic che induce uno studente ad una
strage.
Se
uno compie un massacro non è certo perché ha letto King, ma perché
ha altri problemi, ben più radicati, che di norma si celano in seno
alla famiglia o nei meandri della sua psiche.
Io
la mia copia ce l'ho, ma sarebbe giusto rimettere il volume a
catalogo. Tanto se un deviato lo vuole leggere per rafforzare le sue
determinazioni folli, un modo lo trova comunque. E così non si
precluderebbe agli altri, che magari avrebbero bisogno di leggerlo
proprio per elaborare le proprie angosce, o semplicemente necessitano
di soddisfare una curiosità intellettuale, la possibilità di
conoscerlo e discuterne in modo produttivo.
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