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martedì 23 agosto 2016

Quando scatta il CLIC

OSSESSIONE
di Stephen King


Uno dei suoi romanzi meno conosciuti, uno dei primi, pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman, successivamente ritirato dal mercato per evitare scriteriate emulazioni.
Se non uno dei più belli (non mi sbilancio solo perché è passato troppo tempo da quando l'ho letto), per quanto mi riguarda, uno dei più interessanti, proprio per via dell'argomento.
Charlie Decker, un liceale, apparentemente come tutti gli altri, va a scuola, uccide il suo professore di matematica e tiene in ostaggio la sua classe costringendola ad una sorta di liberatoria terapia di gruppo, con al centro la sua vita, a base di flashback e rivelazioni, fatte di normali solitudini e di incomprensioni familiari. E mentre le forze dell'ordine si assiepano all'esterno gli studenti si sfogano, esternando a loro volta le loro problematiche, che di norma se ne stanno ben nascoste nell'oscurità, proprio in quanto normali e, in un qualche modo, alimentano quella che è la finzione generale, ossia la vita.
Okay, lo ammetto, la faccenda del disagio giovanile e di quel “clic” che, quando scatta, a prescindere dall'età, ti porta a sbroccare mi affascina.
Tuttavia non si tratta solo di questo, ma altresì dell'approfondimento psicologico e sociologico che di norma connota il miglior King, il quale, quando si affranca dalle etichette che gli sono state imposte, rende al meglio, e va davvero in profondità. Inoltre, in questo caso, riuscendo addirittura ad emanciparsi dalle sue inclinazioni all'autocompiaciuto virtuosismo in favore di uno stile più sobrio ed essenziale, risulta pure più efficace.
E' vero che ho letto questo romanzo quando ero alle Medie, che è passato un mucchio di tempo e che forse è anche per via dell'età che ne ero stata tanto attratta, ma è uno di quei pochi libri che intendo, prima o poi, rileggere.
Nonostante l'amarezza dei sogni infranti e il canto dolente della precarietà degli equilibri della condizione umana, infatti, l'avevo trovato catartico, intenso e scioccante, e pur faticando ad immedesimarmi (mea culpa: non mi sono mai sentita molto normale. Mi sono sempre considerata solo io, con le mie regole e la mia direzione, avulsa dal mondo, quindi sta faccenda della patina di finzione mi era suonata un po' estranea) mi era sembrato onesto e rivelatorio.
Ma se scrivo questo post non è tanto per farne una recensione, quanto perché trovo assurdo, ipocrita e vigliacco che si possa imputare ad un romanzo quel famigerato clic che induce uno studente ad una strage.
Se uno compie un massacro non è certo perché ha letto King, ma perché ha altri problemi, ben più radicati, che di norma si celano in seno alla famiglia o nei meandri della sua psiche.

Io la mia copia ce l'ho, ma sarebbe giusto rimettere il volume a catalogo. Tanto se un deviato lo vuole leggere per rafforzare le sue determinazioni folli, un modo lo trova comunque. E così non si precluderebbe agli altri, che magari avrebbero bisogno di leggerlo proprio per elaborare le proprie angosce, o semplicemente necessitano di soddisfare una curiosità intellettuale, la possibilità di conoscerlo e discuterne in modo produttivo.

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