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giovedì 4 agosto 2016

Studi sociologici


LA FAUNA DEI TRENI: I TRE TIPI DI BRUTI


fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza

Così scrive Dante nel XXVI canto dell’Inferno, ma solo perché non era uso prendere il treno.
Sul treno viaggiano i bruti.
Ce ne sono di tre tipi.
Il primo tipo, il più molesto, è denominato “le bestie”, e di norma è costituito di adolescenti, per lo più maschi, di età compresa fra i quattordici e vent’anni circa, che si spostano in branco (da 4 a 10 membri). Fanno – intenzionalmente e al dichiarato scopo di disturbare – un chiasso indiavolato, starnazzano a voce alta, indulgono al turpiloquio e alla bestemmia gratuita, mettono le scarpe sui sedili e ascoltano musica da discoteca a tutto volume. Sono arroganti, prepotenti e maleducati, e si notano soprattutto in estate, avvolti direttamente nei teli da spiaggia, sovente sguarniti di biglietto e/o denaro e/o documenti. Unico rimedio se li si incontra: spostarsi. Non è giusto, ma è inutile spendere parole con loro. E’ come interloquire con uno scarafaggio. Spero che nell’aldilà vengano scorticati vivi e cosparsi di sale.
Il secondo tipo, altrettanto desolante, ma senza colpa, è costituito dai minus habens, e denominato esattamente così: minus habens. Possono essere uomini o donne, e in media di età compresa tra i venti e i trentacinque anni. Il loro quoziente di intelligenza è rasoterra, i loro riferimenti culturali attingono alla Tv spazzatura (possibilmente reality-show), al calcio, al sesso, alla palestra e al gossip. Non vanno oltre. Non sono in grado.
Di per sé sono innocui, salvo che non si capiti a portata di udito in una giornata di stanchezza colossale in cui non si ha la forza di sottrarsi al loro tragico livello di conversazione. Tendenzialmente, infatti, parlano a voce alta. E ti azzerano i neuroni con la loro pochezza. Tra i possibili rimedi: le telefonate. Se parlate, forse, riuscite a non sentirli. E potrete tranquillamente lamentarvi della loro condizione, tanto non capiranno e non si sentiranno chiamati in causa. Di norma non recepiscono nemmeno di essere loro i minus habens cui fate cenno. Se riuscissi a non disprezzarli mi farebbero tenerezza.
Il terzo tipo è formato dai “classici senza biglietto”. Questo è il gruppo più eterogeneo, formato da soggetti puzzolenti coperti da strati di sporcizia, tizi ubriachi, e strafottenti vari, furbescamente privi di documenti d’identità. A volte sono solo dei disperati colti da sventura, più spesso degli infami approfittatori. Possono viaggiare soli o in gruppi esigui, sanno che le minacce del controllore sono vane per loro, poiché nel nostro bel paese civile, se non hai niente da perdere, non ci sono i mezzi per far rispettare nulla. Salvo aumentare le scomodità e i costi del biglietto per quelli che lo pagano e lo hanno sempre pagato.

Di positivo c’è che in linea di principio costoro si fanno i fatti propri, senza insolentire – quantomeno non deliberatamente – gli altri passeggeri. Salvo quando impongono la loro musica orribile a tutto volume con quelle radioline marce e gracchianti con cui girano, o si mettono a fumare di nascosto, bellamente seduti, senza neanche aprire il finestrino. Ma questo è il caso di uno su trenta.

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