IL
REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE:
PREMESSE
GENERALI PARTE II
SULLA
POLITICA
Segue
da ieri.
Ecco
i motivi, molto semplici e assai poco originali, per cui odio la
politica e che, ovviamente, vanno al di là dell’esigenza, insita
nella natura stessa dell’arte di governare, di trovare un
compromesso o un equilibrio tra esigenze/o pretese differenti.
Ebbene:
in
Italia chi vuole essere eletto – a qualunque carica – non lo
vuole per assumersi l’onere di amministrare la vita pubblica in
nome della giustizia e dell’interesse collettivo.
In
Italia chi vuole essere eletto lo vuole, nella migliore delle
ipotesi, per portarsi a casa uno stipendio sproporzionato rispetto al
lavoro che fa, e quindi unicamente in nome del suo meschino e
squallido interesse personale.
Ho
avuto modo di constatarlo personalmente, più volte, non solo
seguendo il telegiornale, ma persino nell’ambito di piccole realtà
locali. Senza nessuna vergogna o scrupolo morale, perché “tanto lo
fanno tutti, e allora meglio io che un altro, che almeno io non
rubo”.
E
se rubi, in fondo, va bene anche quello, perché: “Che sarà mai,
tanto lo fanno tutti, e poi io rubo poco”.
Sono
davvero tutti così marci?
No,
ci sono anche quei pochi animati da idealismo, dedizione e autentica
coscienza sociale, che meriterebbero persino lo stipendio
sproporzionato.
Solo
che – ho constatato anche questo di persona, sia pure su scala
locale – in politica non c’è spazio per loro. Se non si adeguano
al trend, prima o poi vengono fatti fuori (non nel senso di uccisi,
certo, ma nel senso di costretti a dimettersi. E ciò sempre nella
migliore delle ipotesi e ammesso che ad essere eletti ci arrivino).
Non
solo.
Il
livello di prostituzione (come altro dovrei chiamarla?) è tale che
ormai non ci sono più Destra e Sinistra, ma solo opportunismo e
interessi personali.
Oggi
Tizio si candida con la Destra perché, a prescindere dalle sue
convinzioni (ammesso che Tizio abbia delle convinzioni o gli importi
qualcosa di averne) è la Destra che gli consente di farlo o gli
promette quel che gli fa gola. Se domani è la Sinistra (o se è la
Sinistra dopodomani o tra un milione di anni) non esiterà a
rimangiarsi ogni intento e cambiare partito.
Né,
poi, a tornare a quello di origine (anche qui, conosco a livello
locale gente che si è affiancata un anno ad un partito e pochi anni
dopo ai suoi oppositori).
Perché
vi affliggo con sto polpettone su quel che penso della politica?
Per
far capire che, in linea di massima, che ci sia Tizio o Caio al
Governo a me non importa un tubo. Tanto sono tutti uguali, cambiano
solo i nomi e le convenienze.
Volete
una piccola dimostrazione?
Eccola.
Il
Referendum di oggi è molto simile a quello indetto nel 2006 (vi
invito ad approfondire la questione on line, basta digitare
“Referendum Costituzionale Italia 2006 2016”). Tra gli argomenti
chiamati in causa: Parlamento (Camere e formazione delle leggi);
Presidente della Repubblica; Governo (Consiglio dei ministri e
Pubblica amministrazione); Comuni, province, città metropolitane,
regioni e stato; Revisione della Costituzione (ruolo del Parlamento).
Solo
che allora era indetto dal Centro-Destra ed osteggiato dalla
sinistra.
Quelli
che oggi dicono di votare no, allora concionavano per il sì.
E
viceversa.
In
particolare, leggo sull’Unità di Firenze di venerdì 23 giugno
2006 (ma potete facilmente verificarlo on line sul sito) che “il
presidente della Toscana Claudio Martini in calce al suo appello per
il No ha raccolto le adesioni di molte istituzioni locali (…): tra
i firmatari anche (…) il presidente della provincia di Firenze
Matteo Renzi”.
Da
crepare dal ridere.
Se
non mi venisse da piangere.
Odio
Renzi.
Ma
non più di quanto odi tutti gli altri.
La
verità è che ai politici (Destra e/o Sinistra) non importa
dell’Italia, della Costituzione o dei cittadini.
Ai
politici interessa fare quello che vogliono, nel loro interesse
particolare, con più agio possibile. E la Costituzione un po’ li
frena.
Allora
devono eliminarla.
Punto.
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