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martedì 15 novembre 2016

Referendum 2016: post 2 di 5

IL REFERENDUM SULLA COSTITUZIONE:
PREMESSE GENERALI PARTE II
SULLA POLITICA


Segue da ieri.
Ecco i motivi, molto semplici e assai poco originali, per cui odio la politica e che, ovviamente, vanno al di là dell’esigenza, insita nella natura stessa dell’arte di governare, di trovare un compromesso o un equilibrio tra esigenze/o pretese differenti.
Ebbene:
in Italia chi vuole essere eletto – a qualunque carica – non lo vuole per assumersi l’onere di amministrare la vita pubblica in nome della giustizia e dell’interesse collettivo.
In Italia chi vuole essere eletto lo vuole, nella migliore delle ipotesi, per portarsi a casa uno stipendio sproporzionato rispetto al lavoro che fa, e quindi unicamente in nome del suo meschino e squallido interesse personale.
Ho avuto modo di constatarlo personalmente, più volte, non solo seguendo il telegiornale, ma persino nell’ambito di piccole realtà locali. Senza nessuna vergogna o scrupolo morale, perché “tanto lo fanno tutti, e allora meglio io che un altro, che almeno io non rubo”.
E se rubi, in fondo, va bene anche quello, perché: “Che sarà mai, tanto lo fanno tutti, e poi io rubo poco”.
Sono davvero tutti così marci?
No, ci sono anche quei pochi animati da idealismo, dedizione e autentica coscienza sociale, che meriterebbero persino lo stipendio sproporzionato.
Solo che – ho constatato anche questo di persona, sia pure su scala locale – in politica non c’è spazio per loro. Se non si adeguano al trend, prima o poi vengono fatti fuori (non nel senso di uccisi, certo, ma nel senso di costretti a dimettersi. E ciò sempre nella migliore delle ipotesi e ammesso che ad essere eletti ci arrivino).
Non solo.
Il livello di prostituzione (come altro dovrei chiamarla?) è tale che ormai non ci sono più Destra e Sinistra, ma solo opportunismo e interessi personali.
Oggi Tizio si candida con la Destra perché, a prescindere dalle sue convinzioni (ammesso che Tizio abbia delle convinzioni o gli importi qualcosa di averne) è la Destra che gli consente di farlo o gli promette quel che gli fa gola. Se domani è la Sinistra (o se è la Sinistra dopodomani o tra un milione di anni) non esiterà a rimangiarsi ogni intento e cambiare partito.
Né, poi, a tornare a quello di origine (anche qui, conosco a livello locale gente che si è affiancata un anno ad un partito e pochi anni dopo ai suoi oppositori).

Perché vi affliggo con sto polpettone su quel che penso della politica?
Per far capire che, in linea di massima, che ci sia Tizio o Caio al Governo a me non importa un tubo. Tanto sono tutti uguali, cambiano solo i nomi e le convenienze.
Volete una piccola dimostrazione?
Eccola.
Il Referendum di oggi è molto simile a quello indetto nel 2006 (vi invito ad approfondire la questione on line, basta digitare “Referendum Costituzionale Italia 2006 2016”). Tra gli argomenti chiamati in causa: Parlamento (Camere e formazione delle leggi); Presidente della Repubblica; Governo (Consiglio dei ministri e Pubblica amministrazione); Comuni, province, città metropolitane, regioni e stato; Revisione della Costituzione (ruolo del Parlamento).
Solo che allora era indetto dal Centro-Destra ed osteggiato dalla sinistra.
Quelli che oggi dicono di votare no, allora concionavano per il sì.
E viceversa.
In particolare, leggo sull’Unità di Firenze di venerdì 23 giugno 2006 (ma potete facilmente verificarlo on line sul sito) che “il presidente della Toscana Claudio Martini in calce al suo appello per il No ha raccolto le adesioni di molte istituzioni locali (…): tra i firmatari anche (…) il presidente della provincia di Firenze Matteo Renzi”.
Da crepare dal ridere.
Se non mi venisse da piangere.

Odio Renzi.
Ma non più di quanto odi tutti gli altri.

La verità è che ai politici (Destra e/o Sinistra) non importa dell’Italia, della Costituzione o dei cittadini.
Ai politici interessa fare quello che vogliono, nel loro interesse particolare, con più agio possibile. E la Costituzione un po’ li frena.
Allora devono eliminarla.
Punto.

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