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giovedì 17 novembre 2016

Referendum 2016: post 4 di 5

PERCHE’ VOTO NO: DAL PUNTO DI VISTA SOSTANZIALE


Vado avanti, dunque, passando al merito.
Non scenderò troppo in profondità, rimandando di nuovo, per questo, al già citato volume di Zagrebelsky che è stato la mia massima fonte di informazione, oltre alle discussioni con MPM, Pater, amici e colleghi con cui mi sono spesso confrontata.
Ebbene, la conclusione è che i cambiamenti che interverrebbero sarebbero per lo più nefasti, se non addirittura pericolosi.
Le modifiche previste infatti sono malfatte, mal scritte al limite dell’incomprensibile (il neo articolo 70 docet) e farraginose e il loro scopo reale è dare al Governo un potere quasi assoluto, in contrasto con gli scopi stessi della Costituzione.
Il Senato scelto dai consigli regionali tra sindaci e consiglieri (in base a criteri non proprio definiti e pasticciati), infatti, ne sarebbe spersonalizzato, sminuito, con funzioni quasi solo di facciata.
Il Parlamento verrebbe ridotto ad un simulacro, l’opposizione messa in condizione di non nuocere, il voto di fiducia trasformato in mera formalità…
In definitiva, il potere andrebbe tutto ad un’unica persona, il Premier.
E allora che cosa cambierebbe rispetto ad una Dittatura?
Che la Dittatura costa meno. E che, se non altro, viene chiamata con il suo nome anziché mascherarsi da qualcosa che non è.
Vogliamo andare oltre?
Mi dicono che uno degli obiettivi del Sì è semplificare.
Così, invece di avere un unico procedimento legislativo bicamerale ce ne infliggono quattro diversi, confusi, più le varianti in surplus. Ho provato ad analizzarli. Mi sono persa.
Mi dicono che tolgono le Province.
Bene.
Ma mi dicono anche che le sostituiscono con gli Enti di Area Vasta. Che differenza c’è? Non è chiaro, ma il sospetto è che potrebbero semplicemente essere più numerosi.
Dov’è il risparmio, allora? Dov’è l’ottimizzazione?

Forse è meglio evitare di scoprirlo.

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