PERCHE’
VOTO NO: DAL PUNTO DI VISTA SOSTANZIALE
Vado
avanti, dunque, passando al merito.
Non
scenderò troppo in profondità, rimandando di nuovo, per questo, al
già citato volume di Zagrebelsky che è stato la mia massima fonte
di informazione, oltre alle discussioni con MPM, Pater, amici e
colleghi con cui mi sono spesso confrontata.
Ebbene,
la conclusione è che i cambiamenti che interverrebbero sarebbero per
lo più nefasti, se non addirittura pericolosi.
Le
modifiche previste infatti sono malfatte, mal scritte al limite
dell’incomprensibile (il neo articolo 70 docet) e farraginose e il
loro scopo reale è dare al Governo un potere quasi assoluto, in
contrasto con gli scopi stessi della Costituzione.
Il
Senato scelto dai consigli regionali tra sindaci e consiglieri (in
base a criteri non proprio definiti e pasticciati), infatti, ne
sarebbe spersonalizzato, sminuito, con funzioni quasi solo di
facciata.
Il
Parlamento verrebbe ridotto ad un simulacro, l’opposizione messa in
condizione di non nuocere, il voto di fiducia trasformato in mera
formalità…
In
definitiva, il potere andrebbe tutto ad un’unica persona, il
Premier.
E
allora che cosa cambierebbe rispetto ad una Dittatura?
Che
la Dittatura costa meno. E che, se non altro, viene chiamata con il
suo nome anziché mascherarsi da qualcosa che non è.
Vogliamo
andare oltre?
Mi
dicono che uno degli obiettivi del Sì è semplificare.
Così,
invece di avere un unico procedimento legislativo bicamerale ce ne
infliggono quattro diversi, confusi, più le varianti in surplus. Ho
provato ad analizzarli. Mi sono persa.
Mi
dicono che tolgono le Province.
Bene.
Ma
mi dicono anche che le sostituiscono con gli Enti di Area Vasta. Che
differenza c’è? Non è chiaro, ma il sospetto è che potrebbero
semplicemente essere più numerosi.
Dov’è
il risparmio, allora? Dov’è l’ottimizzazione?
Forse
è meglio evitare di scoprirlo.
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