DOVE
SEI MATHIAS?
di Agota Kristof
Cerco
di centellinarmi le opere della Kristof, perché ormai mi rimane poco
da leggere, e quel poco, per giunta, si consuma in fretta...
Questa,
anzi queste, perché sono due, brevissime, sono annoverate fra opere
le minori, ma sono belle e indispensabili, anche se se ne può fare a
meno (tuttavia sottolineo indispensabili, non mi importa della
contraddizione).
I
temi sono i suoi, qui, invero meno cupi del consueto, con una diversa
distribuzione fra luce e buio, ma con il suo inconfondibile stile
nudo e crudo, apparentemente asettico e votato all'inesorabilità e
alla vertigine.
Anche
le tematiche, in particolare quella dell'infanzia e del doppio, sono
quelle che la contraddistinguono.
“Dove
sei Mathias?” è il racconto che dà il titolo al libro, abbastanza
ermetico, da leggere come una poesia polivalente. Tiene viva
l'attenzione anche se disorienta, lasciando sensazioni striscianti di
non detto, che tendono a formare grumi.
Il
secondo, “Line, il tempo”, è una minuscola pièce molto
lapidaria, ma più semplice, più immediata, la cui conclusione è
sostanzialmente prevedibile, eppure pregna di sottotesti.
Forse
è vero che queste due opere non aggiungono né tolgono nulla alla
produzione dell'autrice, ma il punto è che sono stimolanti, vivide e
surreali.
E
per me questo è più che sufficiente.
Ma
non basta.
Il
punto è che sono altresì il “controcanto” di “Ieri”, sempre
della Kristof... Troppe sono infatti le corrispondenze e le
similitudini, a partire dai nomi dei protagonisti, rispettivamente
Sandor e Caroline, per continuare con la tematica dell'amore
impossibile...
Quindi
leggerli è anche un completamento, una diversa declinazione
dell'anima.
Oltre
che un piacere puro e intellettuale.
Nessun commento:
Posta un commento