Se ti è piaciuto il mio blog


web

mercoledì 8 febbraio 2017

Le sfighe di Johnny

LA ZONA MORTA
di Stephen King


Uno dei romanzi cardine di King: tra i più parodiati, citati, ricordati (si vedano, ad esempio, I Simpson e Dylan Dog) e ciò persino nella stessa mitologia kinghiana (anche se di norma, in questo caso, si tratta per lo più di ammiccamenti e riferimenti marginali, non di menzioni imprescindibili).
Uno dei suoi successi più risalenti, peraltro, scritto nel 1979…
E, per quanto mi riguarda, uno dei più noiosi, lenti e brutti.
Non sul piano letterario generale.
Sul piano letterario generale è comunque un libro sopra la media grazie agli ormai noti favolosi pregi della prosa del Maestro: ottimo stile, mirabile approfondimento psicologico dei personaggi, bella atmosfera (nonostante la sua cupezza)…
E pure il protagonista, tutto sommato, Johnny Smith, è simpatico e favorisce l’empatia.
Il problema è innanzitutto la trama, che proprio non mi ha mai preso, per quanto non sia totalmente scevra di spunti interessanti, e, in secondo luogo, il suo incedere bradipesco, con troppe digressioni inutili e fini a se stesse, che sviano e fanno scemare l’interesse.  
Questo, ben inteso, per quanto rammento (l’avevo letto alle Medie)…
Per cui la colpa può essere mia, tanto più che nemmeno il tema alla base, la chiaroveggenza del protagonista con le sue drammatiche implicazioni morali, mi ha mai attirata molto, così come il fatto che, per quanto teoricamente appartenga al genere horror, il romanzo a me suoni semmai come un thriller...
Senza contare che ho patito atrocemente tutte le sfighe che capitano a sto povero disgraziato (quasi peggio di Fantozzi) che prima finisce in coma per cinque anni, poi scopre che l’amore della sua vita ha sposato un altro, che sua madre ha iniziato a sbroccare, e in più a lui ora toccano ste cavolo di visioni incomplete di passato e futuro, con le dannate responsabilità e ansie che comportano (non rivelo di più perché sarebbe un peccato).
La fine, ad ogni modo, non sarà più rosea…
Del resto, se il romanzo non mi ha entusiasmata, il film del 1983 mi era piaciuto ancora meno (e sì che è di David Cronemberg).
Amen.
E’ un’opera del re, quindi bisogna leggerla.
Per una volta, sono contenta di averlo già fatto.

Nessun commento:

Posta un commento