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giovedì 16 febbraio 2017

Senza calzamaglie e tutine

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT
di Gabriele Mainetti
(2015)


Mi aspettavo un film diverso, più nerd, con altri temi e senza superpoteri.
Mi è toccato vederlo con i sottotitoli, per non farmi sfuggire il 20% dei dialoghi...
Però l’ho apprezzato tantissimo!
Intanto mi è piaciuta la storia: di redenzione dolente, urbana e miserabile, fatta di squallori e solitudini di periferia, ma per questo più vera, più genuina, senza calzamaglie e tutine scintillanti.
E realistica. Perché in effetti non è che tutti quelli dotati oltre l’umano si mettano a fare i supereroi come prima cosa… Perché magari ci devono arrivare e prima vanno a scassinare un bancomat… 
E fa tenerezza che la strada per giungervi sia l’amore. Non quello con la A maiuscola (anche se invece lo è, lo sono tutti), ma uno sfortunato, che a tratti sfiora l’abuso, lo sfruttamento, a tratti la pietà; che è ingenuo, poetico, puro e inconsapevole, e in buona parte dovuto al caso.
E naturalmente mi piacciono i personaggi: Enzo/Hiroshi/Claudio Santamaria, con la sua aria perennemente frastornata, che non è cattivo, ma nemmeno buono, e fa cose cattive, ma anche no; Alessia/Ilenia Pastorelli, dolce quanto bruttarella, donna quanto bambina, piena di sogni interrotti e tanta generosità; e poi lui, lo Zingaro/Luca Marinelli, senza limiti, senza pietà, grottesco, pulp, esagerato ed esteta, che spacca lo schermo (fantastico quando canta. Ma non perché canti bene).
Che diavolo, ho apprezzato pure i comprimari: da Cosima, la malavitosa napoletana (una femmina, evviva), a Marcellone, che compare in una scena sola, ma mi ha fatto morire.
E poi, sì, c’è la genialata di Jeeg.
Che è poco più di una metafora, di una traslazione della realtà, di un passatempo e di una strizzata d’occhio. Ma geniale, soprattutto quando (seppur in modo non troppo originale) viene usato per filtrare la realtà tremenda di Alessia, che così rimane in bilico, finché può, tra verità e fantasia.     
Un film dal budget povero, a metà tra il noir e il supereroistico, senza grandi effetti speciali, ma intenso, potente, grazie anche al cast perfetto, e che alla fine riesce persino ad emozionare.

Curiosità: nel Blu-ray, tra i contenuti speciali, il corto di venti minuti “Tiger Boy”, che presenta vaghe assonanze con “L'Uomo Tigre” ed è davvero notevole, toccante e di forte impatto.

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