TREDICI
Tredici ragioni per cui uccidersi. Tredici destinatari (di cui uno doppio). Tredici episodi, per questa Serie Tv che se avessi recensito attorno all'ottava puntata avrei definito stratosferica, ma, arrivata alla fine, mi strappa solo un più tiepido ben strutturata.
Lo spunto – diciassettenne suicida che invia tredici audiocassette in cui spiega perchè a compagni ed ex-amici coinvolti – è eccezionale, le tematiche (depressione, bullismo, suicidio, social, amicizia) sono attuali e stimolanti, i dialoghi incisivi, gli interpreti in gamba (specie i due protagonisti, Clay e Hannah, Dylan Minnette e Katherine Langford, dotati di profondità e spessore), la costruzione della trama e la regia ottimi ed efficaci, specie grazie alla sovrapposizione di presente e passato e ai vari indizi e anticipazioni seminati un po' ovunque. Gli stessi adolescenti vengono resi in modo doloroso e spietato, ma autentico, che è riuscito in pieno a trasportarmi ai tempi del Liceo, alle sue regole non scritte, ai conflitti e ai sentimenti assoluti, vissuti con un'intensità totale e implacabile, quasi priva di sfumature...
E allora che c'è che non va?
Che ad un certo punto – a partire, per quanto mi riguarda, dalla faccenda del cartello stradale – la sceneggiatura si perde, si sfalda, diventa pretestuosa. Si formano crepe che divengono enormi buchi narrativi, guastando tutto.
Pazienza per la prevedibilità dei colpi di scena finali. Sono coerenti, e la circostanza di averli intuiti in anticipo non mi ha guastato il trauma di viverli. Il neo – grosso e peloso – è dato semmai proprio dalla farraginosità dei loro presupposti, di alcune premesse scarsamente plausibili...
Anche così, la Serie è comunque interessante e coinvolgente, tanto che l'ho vista alla velocità della luce... Però, se decolla da subito, poi si appiattisce su un giudizio buono, ma non esaltante. Peccato.
P.S.
Scoperto che è stata tratta dell'omonimo libro di Jay Asher, ho ordinato il romanzo in tutta fretta... Vi saprò dire.
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