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mercoledì 12 aprile 2017

Magnificamente dicotomico

CHESIL BEACH
di Ian McEwan


Florence ed Edward, nel corso della loro prima notte di nozze, a Chesil Beach, appunto.
In apparenza un'opera statica e introspettiva, in realtà un tumulto di sentimenti e sensazioni, un'analisi minuziosa, complessa, drammatica, sulle dinamiche sessuali e sentimentali di una compassata coppia di neosposini inglesi dei primi anni sessanta, figlia del suo tempo e ugualmente al di fuori di essa.
Perchè anche se le premesse cambiano, alcuni temi hanno il sapore dell'universalità.
Di estrazione sociale diversa, innamorati, inesperti, timidi, Florence ed Edward sono soprattutto incapaci, sia pure in modo differente, di far fronte alla reciproca goffaggine, che darà luogo a una serie di incomprensioni sovrapposte, esaminate attraverso il presente e il passato, e poi in retrospettiva.
Romanzo brevissimo, ma puntiglioso e acuto, dal ritmo cadenzato, ma inesorabile dei sentimenti, coinvolgente e triste. Senza soluzione, almeno per i parametri dell'epoca, eppure oggi quasi semplice da risolvere, almeno se visto sotto il punto di vista attuale, libero dalle pastoie delle convenzioni sociali del secolo scorso e del vuoto perbenismo. 
Colpisce in primis per la finezza dello stile, semplice, scorrevole, ma dettagliato e sofisticato. Poi per l'argomento, trattato punto per punto, senza sconti, ma senza brutalità. Al contrario, percorso da una dolorosa consapevolezza, che permea l'atmosfera e la rende uggiosa, mesta. 
Magnificamente dicotomico, specie nel suo epilogo, che, come dicevamo a scuola, ci fa sentire più che mai effimeri predicati dell'essere.

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