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giovedì 13 aprile 2017

Non ci facciamo mancare nulla

IL MIGLIO VERDE
di Stephen King


A King piace sperimentare, in molti sensi, ma io a volte certe prove (che mi sanno, attenendomi alla più generosa delle definizioni, di squallide operazioni commerciali) le patisco... Nella fattispecie, nel 1996, l'opera, adesso – grazie a Dio – disponibile in un unico volume, era stata pubblicata in sei parti, con la formula del romanzo a puntate alla Dickens, che, ahimè, tra riassunti e intervalli, mi aveva precluso l'immedesimazione e frenato il godimento.
Peccato, perché ritengo che la trama, di ambiente carcerario, ma frammista a suggestioni soprannaturali, fosse valida e ben approfondita, non solo ben scritta e ben raccontata (a distanza di oltre cinquant'anni, dal capo delle guardie penitenziarie, Paul Edgecombe – la storia è ambientata nel 1932). Tipica del Maestro, sotto molti profili, ma anche più incisiva del solito sotto altri.
Il miglio verde del titolo, infatti, allude all'ultimo tratto di corridoio che conduce alla sedia elettrica... Non di semplici detenuti, si parla, quindi, ma di condannati a morte. Almeno uno dei quali, com'è ovvio fin dall'inizio, grazie alla precisa caratterizzazione del personaggio, innocente, a dispetto dell'odiosa imputazione (lo strupro e l'uccisione di due bambine) e del suo imponente aspetto fisico.
Per il resto non ci facciamo mancare nulla: dalla cattiveria gratuita di un secondino verso i ristretti – il vero cattivo – a diverse tematiche sociali, più o meno accennate, a questioni di imperativo categorico e di ineluttabilità del sistema. In più, il romanzo è percorso da una commovente umanità, esasperata ad hoc dal contesto, ricco di momenti salienti e di lirismo, dotato di armonia e costellato di afflati intensi.
Eppure, se ci ripenso, a me sovviene soprattutto l'irritazione per queste attese coattive e sleali, che più volte mi avevano fatto perdere il ritmo e il piacere della lettura, impedendomi un vero coinvolgimento.
Rileggerlo oggi, a distanza di oltre 20 anni, e rimediare?
Potrei.
Ma non lo farò.
Non adesso.
Non sono ancora pronta.

Ma invidio le menti “vergini”, che possono accostarvisi ora, per la prima volta, senza sottostare a inutili spezzettamenti.

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