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lunedì 24 aprile 2017

Trooooppi fronzoli

POSSESSIONE
di A. S. Byatt


Sottotitolo: una storia romantica. E forse il problema sta lì. Raddoppiato, in quanto, se vogliamo, le storie romantiche nella fattispecie sono due, speculari e in parallelo, quella dei due poeti ottocenteschi, lui sposato, lei gay, e quella dei due ricercatori che  ne seguono le tracce, Roland e Maud. Storie romantiche mosce, per giunta. E io alle storie romantiche mosce sono abbastanza allergica. Come pure a quelle non mosce.
Per capire: ho impiegato due anni e cinque mesi per finire sto romanzo. Che, okay, non è brevissimo, ma nemmeno troppo lungo. Siamo sulle 500 pagine circa. Di solito, se il libro mi piace, foss'anche di mille, mi è sufficiente un weekend.
Tuttavia non posso dire sia brutto. Non lo è. E' palloso, con poco mordente, troppe digressioni, descrizioni asfittiche e ridondanti, ma brutto no.
In effetti è scritto piuttosto bene, digressioni incluse, che, anzi, spesso sono la parte che ho più apprezzato e che mi hanno permesso di arrivare in fondo, nonostante tutto. Riferimenti colti, alla poesia, ai miti, alle fiabe (Melusina in particolare), un intreccio composito e mutevole, ondivago, un frasario eccellente, con bei tocchi naturistici, e una costruzione nel complesso interessante.
Però...
Però, niente, le storie d'amore, sia pure condite con alta letteratura, proprio non mi garbano. Mea Culpa. I personaggi, inoltre, mi sono parsi freddi e di maniera, non mi hanno suscitato empatia.
Le parti – numerose – con la corrispondenza – tra l'altro scritta a caratteri microscopici, che quasi mi serviva la lente per decifrarli – tra i poeti Ash e Christabel Lamotte sono atroci: non nego che ci siano pure passaggi felici, ma, a volte mi bastavano due paragrafi per scoraggiarmi. La prolissità è la regola. Trooooppi fronzoli. Che certo, sono necessari, considerati i tempi di attribuzione, ma... almeno raccontassero qualcosa di più dei sospiri... Mmm... Ad essere onesta talvolta lo fanno, ma non abbastanza spesso. Sovente, anzi, l'opera pare più un trattato documentaristico che non ha un tema preciso.
Tornando alla trama: i colpi di scena ci sono, ma ovvi e telefonati.
Tuttavia, lo confermo, non è un brutto libro. No. E ha tanti pregi, tanti ingredienti stimolanti, soprattutto a livello intellettuale. E' evocativo, erudito e ben congegnato. Le parti in poesia mi piacciono e così il tema dell'attrazione cerebrale.
Ma non mi sento di consigliarlo a nessuno, salvo, forse, ad attempate signorine beneducate con tanto tempo da impiegare, un animo quieto e la voglia di lasciarsi trasportare dai sentimenti...

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